Netanyahu ai palestinesi: “Riconoscete lo Stato ebraico se volete la pace”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato il relatore di chiusura alla Conferenza politica annuale dell’American Israel Public Affairs Committee (Aipac), l’associazione che si autodefinisce la “lobby statunitense in sostegno di Israele”.
Nel suo discorso martedì a Washington Dc ha direttamente invitato il presidente palestinese Mahmoud Abbas a riconoscere Israele come “ Stato ebraico” e ad “abbandonare la fantasia” di “inondare” Israele con i rifugiati. Netanyahu ha detto che è disposto a fare una “pace storica”, ma non senza un’accettazione palestinese dello Stato ebraico.
“E’ tempo che i palestinesi cessino di negare la storia”, ha detto, insistendo su un importante punto di disaccordo nei colloqui di pace degli ultimi sette mesi. “Solo quando i palestinesi riconosceranno Israele come Stato ebraico solo allora il conflitto sarà finalmente finito”.
Queste osservazioni hanno scatenato una reazione furiosa da parte dei palestinesi che hanno denunciato la sua richiesta affermando che in tal modo aveva effettivamente messo l’ultimo chiodo alla bara dei colloqui di pace sotto la guida Usa, e al compito del segretario di stato, John Kerry, che sta cercando di concordare un accordo quadro in vista della scadenza del 29 aprile.
Per i palestinesi, la questione è intimamente intrecciata con la sorte dei loro profughi che sono stati cacciati dalle loro case e costretti a fuggire nel 1948, quando Israele è diventato uno Stato. Vedono la richiesta di Netanyahu come un modo per aggirare una soluzione negoziata sulla questione dei profughi.
Netanyahu ha anche accennato alla richiesta di Israele di mantenere una presenza militare lungo la Valle del Giordano, che corre lungo il fianco orientale della West Bank, in qualsiasi accordo futuro, dicendo che non sarebbe disposto a cedere la sicurezza ai peacekeepers stranieri. “Se raggiungiamo un accordo con i palestinesi… la pace sarà quasi certamente sotto costante attacco” da parte di gruppi come i libanesi di Hezbollah, il movimento islamico Hamas, che guida il governo di Gaza, e gli estremisti di al–Qaeda”.
“L’esperienza ha dimostrato che le forze di pace straniere, sono in grado di mantenere la pace solo quando vi è la pace, ma se sottoposte a ripetuti attacchi, le forze straniere alla fine se ne tornano a casa… L’unica forza che può essere invocata per difendere la pace… (è) l’esercito israeliano”, ha aggiunto il leader israeliano.
Le sue parole hanno scatenato una violenta reazione immediata da Ramallah. L’ Alto funzionario palestinese Nabil Shaath ha affermato all’agenzia di stampa Afp che la richiesta di Netanyahu di tale riconoscimento, e la sua insistenza sul mantenere le truppe israeliane schierate in un futuro Stato palestinese sono stati “totalmente respinti”. Il discorso di Netanyahu equivaleva a “un annuncio ufficiale di una fine unilaterale ai negoziati”, ha dichiarato Shaath.
Israele ha ripetutamente insistito che non ci sarà alcun accordo di pace senza affrontare la questione del riconoscimento e una clausola relativa a questo è stata inserita nella proposta quadro di Kerry non ancora resa pubblica. Ma i palestinesi hanno rifiutato di fare marcia indietro, rifiutando l’inserimento di Kerry della clausola nella proposta quadro come “inaccettabile”.
Negoziatori palestinesi sono arrivati a Washington nella serata di lunedì per ulteriori colloqui in prossimità di una visita del presidente Mahmoud Abbas alla Casa Bianca il 17 marzo. Funzionari americani e israeliani sono stati a bocca sigillata sulla sostanza della riunione di lunedì con il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, rifiutandosi di dire se Netanyahu aveva deciso di accettare la proposta quadro degli Stati Uniti. “Continuiamo a lavorare a stretto contatto con gli israeliani e i palestinesi su un quadro di negoziazione”, ha riferito il portavoce.
Netanyahu ha avuto anche parole molto forti nei confronti del movimento palestinese Bds (Boycott, Divestment and Sanctions) che si pone contro le attività commerciali di Israele nei territori occupati. “In relazione al movimento Bds non si tratta di critica legittima, si tratta di rendere Israele illegittimo”, ha aggiunto.
Ma il portavoce di Bds, Rafeef Ziadah, ha spazzato via le parole di Netanyahu come un “attacco disperato”, notando che i governi hanno cominciato ad “adottare provvedimenti tesi a ritenere Israele responsabile per le violazioni del diritto internazionale”.