Striscia di Gaza, grave emergenza ambientale
La situazione di continua emergenza nella Striscia di Gaza si è ulteriormente aggravata dal momento in cui l’unica centrale elettrica presente nella Striscia ha cominciato a rallentare la produzione di energia a causa di una grave carenza di carburante. Questa centrale fornisce al momento fino a 65 megawatt e riesce a coprire appena un terzo del fabbisogno energetico. Inoltre, per un ulteriore razionamento di carburante, sono salite ormai a 18 le ore in cui la centrale è ferma e gli abitanti della Striscia rimangono senza elettricità.
Gaza fin dal 2007 è sotto un assedio illegale e criminale da parte dell’occupante israeliano, che ha causato un peggioramento delle condizioni di vita, un aumento della disoccupazione, che si aggira ora intorno al 65% e una povertà estrema. In un quadro così preoccupante, subentra ora una nuova emergenza, che rischia ancora una volta di mietere vittime innocenti e di passare sotto silenzio: l’emergenza ambientale e sanitaria, dovuta al fatto che l’impianto di depurazione delle acque reflue ha smesso di funzionare da quasi tre giorni per mancanza di energia, inondando di liquami i quartieri della città.
Secondo quanto riferiscono i funzionari di Gaza, l’impianto serviva ben 120 mila residenti e il loro timore è che altre strutture possano smettere di funzionare per la mancanza di energia elettrica. Le Autorità hanno dichiarato lo “stato di emergenza” e gli esperti avvisano che ci si trova di fronte a una crisi ambientale.
Striscia di Gaza e omertà occidentale
Il Palestinian Non-Governmental Organizzations Network (PNGO), che rappresenta più di 130 organizzazioni di civili palestinesi, chiede a gran voce l’intervento della Comunità Internazionale. Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno puntato il dito contro l’esercito egiziano che impedisce ai gazawi di rifornirsi di beni di prima necessità attraverso i tunnel. Negli ultimi mesi, la carenza di carburante e, conseguentemente, di elettricità è peggiorata dal momento in cui l’esercito egiziano ha distrutto i tunnel che servivano per il passaggio dei rifornimenti, intrappolando di fatto una popolazione di 1 milione e 800 mila abitanti nella più grande prigione a cielo aperto del mondo.
di Manuela Comito