Nel caos libico i separatisti orientali sfidano il Governo sul commercio del petrolio
I separatisti della Libia Orientale hanno annunciato l’intenzione di riprendere le esportazioni di petrolio dai terminali principali che hanno bloccato per mesi a dispetto del governo centrale di Tripoli.
L’annuncio è arrivato dopo che il governo libico pochi giorni fa ha schierato la Marina Militare per impedire a due navi cisterna di attraccare al porto di Sidra per caricare il greggio dei separatisti.
“Annunciamo la nostra intenzione di commerciare il greggio, dopo che il governo non è riuscito a soddisfare le nostre richieste”, ha detto Abd Rabou al- Barassi, il presidente dell’ufficio esecutivo del governo regionale mercoledì. L’annuncio da parte del capo del governo regionale separatista, auto-dichiaratosi Cirenaica, ha segnato una brusca escalation della situazione di stallo con Tripoli.
Quando sabato scorso la National Oil Company statale aveva dichiarato che avrebbe fermato eventuali esportazioni di petrolio da parte dei separatisti che controllano i porti orientali, Barassi ha affermato: “Noi proteggeremo le petroliere che caricano il greggio a Sidra, dal momento in cui entrano nelle acque territoriali libiche fino a quando le lasciano”, sollevando la prospettiva di una situazione di stallo in mare. “Stiamo prendendo questo passo, in risposta alla ostinazione del governo centrale, che ha respinto tutti gli sforzi per risolvere la crisi.
L’offerta di protezione alza la posta in una battaglia sempre più irta tra il governo centrale di Tripoli e le milizie della parte orientale del Paese, che esigono una maggiore autonomia politica e una quota maggiore dei proventi petroliferi.
Dopo l’estate le milizie hanno bloccato alcune dei più grandi terminali di esportazione del petrolio del Paese, riducendo ad un filo il flusso di petrolio dal produttore più importante del nord Africa, affamando così i raffinatori europei di greggio libico di alta qualità e contribuendo a mantenere i prezzi globali del petrolio sopra i 100 dollari al barile.
Il governo libico del premier Ali Zeidan accusa i separatisti di cercare di trarre profitto dalla vendita di petrolio unicamente a loro vantaggio e ha promesso di usare la forza militare per impedire eventuali carichi non autorizzati.
L’economia libica è stata duramente colpita dalla perturbazione del settore petrolifero e del gas, che rappresenta la stragrande maggioranza delle entrate in valuta forte del governo. La produzione petrolifera del Paese è scesa a circa 250.000 barili al giorno da circa 1,5 milioni di barili al giorno prima della crisi.