Nazioni Unite: il 2016 è l’anno record dei rifugiati
Stando a quanto affermato dalle Nazioni Unite, il 2016 è stato l’anno in cui si è registrato il maggior numero di persone costrette a fuggire dalla propria terra. La cifra dovrebbe essere intorno ai 65 milioni di rifugiati; questo a causa di conflitti, condizioni meteo proibitive e crisi economiche irreversibili.
I dati forniti dall’agenzia delle Nazioni Unite hanno dimostrato un aumento di circa 30omila unità rispetto al 2015. L’annuncio è stato dato un paio di giorni prima della ricorrenza della Giornata mondiale del rifugiato. Ad una lettura più attenta si può notare come siano i bambini e gli adolescenti a rappresentare in numero maggiore coloro che fuggono. Minori non accompagnati che fuggono principalmente dalla Siria e dall’Afghanistan. Nel 2015, visto il massiccio afflusso nei Paesi dell’Unione Europea, si è pensato di suddividere i richiedenti asilo tra le nazioni membri.
Ad avere il maggior numero di rifugiati è stata la Germania, seguita dalla Svezia. E’ in Italia? Senza dar retta alle trombe dell’apocalisse, suonate dai soliti e pessimi politicanti, stando ai dati dell’Unhcr e del ministero dell’Interno, i numeri sugli sbarchi lungo la rotta del Mediterraneo vengono notevolmente ridimensionati.
Innegabile che i primi mesi del 2016 sono stati caratterizzati da arrivi imponenti, ma confrontando i numeri con quelli del 2015, si nota che non è possibile stabilire un trend di aumento.
Il picco avuto nel marzo del 2016 (9.676 arrivi contro i 2.283 dello stesso mese del 2015) è probabilmente collegato al caldo eccezionale che ha caratterizzato quel periodo; ma è più che compensato se si dà uno sguardo ai dati di Aprile.
In totale, gli arrivi via mare nei primi cinque mesi del 2016 sono 46.714, contro i 47.463 del 2015. La maggior parte dei migranti e dei rifugiati che sono sbarcati in Italia provengono soprattutto dall’Eritrea (20% degli arrivi totali del 2015) che è dominata da più di vent’anni dalla dittatura del presidente Isaias Afewerki; tra le cause della fuga, oltre alla mancanza di diritti civili e politici, c’è la prospettiva del servizio militare obbligatorio per uomini e donne dai 17 anni e di durata potenzialmente illimitata.
La Nigeria (15%), vista la disastrosa situazione ambientale e sociale in cui versa il delta del Niger, grazie all’operato criminale delle joint venture delle compagnie petrolifere e le continue incursioni di Boko Haram.
Dopo la Nigeria è il Gambia, con il 10% dei migranti. Secondo Human Rights Watch, nel Paese sono comuni le violazioni dei diritti umani, con casi ripetuti di sparizioni forzate, detenzioni arbitrarie e tortura. La Somalia, con il 9%, è il terzo Paese con più migranti sbarcati, vista la perdurante guerra civile. La gran parte dei flussi migratori diretti in Italia, quindi, ha origine in Africa, mentre, dopo l’esplosione del 2014, è crollato il numero dei siriani in arrivo. A ulteriore conferma del fatto che, ad ora, nessuna nuova rotta si è aperta dal Medio Oriente verso l’Italia, c’è la provenienza delle imbarcazioni: nel 2016 l’82% dei migranti è partito dalla Libia (l’89% nel 2015). La rotta libica sembra cedere il passo a nuovi percorsi, in partenza da Tunisia (5,5% contro lo 0,36% dello scorso anno), Egitto e Algeria (5%).
di Sebastiano Lo Monaco