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Nasce la Repubblica aborigena di Murrawarri

di Mauro Indelicato

E’ un territorio grande quanto la distanza dalla Basilicata alla Sicilia, con pochi abitanti, situato nel deserto e senza sbocchi sul mare, eppure da questo piccolo lembo di terra australiano arriva una notizia che, essendo stata del tutto snobbata dai media occidentali, allora vuol dire che sta creando diverse spine nel fianco e che rilancia il tema dell’autodeterminazione dei popoli.

Andiamo con ordine: stiamo parlando della neonata Repubblica di Murrawarri, comprendente i territori a cavallo degli Stati australiani del Nuovo Galles del Sud e del Queensland. Uno Stato che ha pochi abitanti, non si conosce ancora la sua capitale, eppure ha dato una lezione di civiltà ed un esempio di amministrazione a tutto il mondo e non solo all’Australia.

Murrawarri è un nome aborigeno ed in effetti la cultura del territorio è sempre rimasta aborigena, non si è mai piegata all’occidentalizzazione forzata imposta dai coloni inglesi, tanto che oggi si rivendica una piena sovranità sul proprio territorio e la si rivendica con tanto di carte alla mano, di lettere indirizzate alla Regina Elisabetta II ed al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

Insomma, non sembra proprio un tentativo velleitario nato dall’esaltazione collettiva di un piccolo territorio, nulla di paragonabile alla dichiarazione di indipendenza della Padania del 1996, piuttosto si ha a che fare con un movimento culturale di un popolo da sempre messo ai margini della vita sociale australiana ed hanno saputo fare le cose per bene: il 30 marzo, hanno infatti inviato una lettera alla Regine Elisabetta, a capo del Commonwealth, in cui si esprimeva come le terre prese in possesso dagli inglesi diversi secoli fa erano solo in prestito: “Il popolo Murrawarri – si legge nella missiva  – non ha mai alienato la sua sovranità sulle terre, sulle acque, sullo spazio aereo e sulle risorse naturali del proprio territorio, […] ma ne ha ceduto in concessione il mero esercizio alla corona britannica e può dunque chiederla indietro in qualsiasi momento”.

Il documento, si conclude con la richiesta alla Corona britannica di far reperire, in risposta alla lettera, i documenti che attestino la proprietà delle terre Murrawari al Commonwealth; il termine era di 28 giorni lavorativi ed è scaduto quindi l’8 maggio scorso: “Il silenzio – si legge ancora nel testo – vale come ammissione implicita che la Repubblica Murrawarri è da considerarsi uno Stato libero e indipendente, in linea con le norme e le convenzioni internazionali”.

Né da Londra e né da Camberra è arrivato nulla, dunque da dieci giorni lo Stato del Murrawarri si ritiene libero, sovrano ed indipendente, ha costituito già un Ministero della Difesa e uno dell’Industria ed ha inviato all’Onu tutto il materiale che avvia la procedura di riconoscimento ed annessione all’organizzazione avente sede a New York.

E’ il silenzio del governo federale australiano a dirla lunga sulla sorpresa generata da questa notizia, sulla quale si possono fare almeno tre importanti considerazioni.

La prima riguarda la situazione interna dell’Australia, che evidentemente non è riuscita a risolvere la questione degli aborigeni; a nulla sono valsi gli spot delle Olimpiadi di Sydney 2000, in cui Katy Freeman, atleta aborigena, ha acceso il calderone olimpico ed è stata l’ultima tedofora, così come a poco e nulla sono serviti i tanti buoni propositi della classe politica australiana sui tentativi di riconciliazione con le popolazioni originarie dell’isola. Adesso, l’indipendenza di Murrawarri, anche se da un punto di vista economico porta via poco vista l’esiguità della grandezza del territorio, in realtà preoccupa e non poco per il timore di un effetto di emulazione degli altri popoli aborigeni presenti nel centro del paese.

L’altra considerazione ha invece un respiro più internazionale e riguarda, in generale, l’apertura forse di un’epoca in cui, sfruttando anche la debolezza dell’occidente rispetto a qualche anno fa, i popoli colonizzati vivano una stagione di emancipazione dalla madrepatria e, dopo l’indipendenza di tante colonie avvenute nell’immediato dopoguerra, adesso si arrivi all’autodeterminazione di tanti popoli inclusi all’interno del territorio della nazione dominante.

Infine, l’ultima e forse la più importante considerazione, è inerente al fatto che, in un periodo in cui si vuole mettere in crisi in tutto il mondo la funzione dello Stato nazione, visto come impedimento alla formazione del nuovo ordine mondiale ed in cui si fanno scellerati tentativi di formazione di entità sovranazionali, c’è chi ancora invece crede nella propria autodeterminazione, nel valore che può assumere un proprio Stato e resiste ai tentativi di creazione di un’unica ed universale cultura mondiale.

Magari è ancora presto per dire se l’esperimento di Murrawarri andrà in porto o meno, di sicuro è una bella ventata di ottimismo per chi non si arrende al processo di distruzione dell’entità della Stato nazione.

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