Napoli: “Anni ’70 bombe nelle piazze, 2014… pistole fuori gli stadi”
Napoli, una città in lutto nel ricordo di Ciro Esposito, il tifoso ferito a Roma il 3 maggio prima della finale di Coppa Italia e morto due giorni fa nel reparto di Rianimazione del Policlinico Gemelli. Da ieri sera è aperta la camera ardente allestita all’Auditorium di Scampia, il quartiere dove viveva Ciro.
Oltre ai genitori e alla fidanzata rimasti a vegliare tutta la notte accanto a Ciro, centinaia di amici e tifosi del Napoli e non solo, hanno reso onore al giovane tifoso.
Emblematica una scritta apparsa in questi giorni sui muri di Napoli: “Anni ’70 bombe nelle piazze, 2014… pistole fuori gli stadi”, a voler sottolineare oltre che a denunciare che negli ultimi decenni il movimento rappresentato dalle tifoserie organizzate è stato oggetto di strumentalizzazioni, facendo veicolare tensioni troppo spesso soffocate, nelle direzioni che meglio garantivano la posizione e gli interessi del Sistema.
Se negli anni ’70 ha trovato nello scontro ideologico e nella strategia della tensione, lo strumento utile per dividere le comunità giovanili e rafforzare il suo consenso, negli ultimi anni sono state le curve degli stadi, ad essere teatro di scontri e divisioni, per annullare ogni forma di tensione e di dissenso, che se non manovrate a dovere possono, o meglio, potevano rappresentare una reale minaccia per la sopravvivenza di un Sistema sempre più marcio e bisognoso di un “nemico” da criminalizzare.
Questo non vuole e non deve sottovalutare le gravi responsabilità dei singoli tifosi, che troppo spesso, per mania di protagonismo, fanatismo e demenza, dimenticano quale sia la sacralità della vita, oltre che il valore e la nobiltà di una vera battaglia. Da troppo tempo si è strumenti passivi di questo Sistema, forse, potremmo iniziare a capire chi è il nostro vero “nemico” da combattere.