Nagorno-Karabakh, il corridoio conteso
Per il terzo giorno consecutivo è in corso un pesante scontro a fuoco tra Armenia e Azerbaigian nel territorio conteso del Nagorno-Karabakh, nonostante le numerose richieste internazionali di un cessate il fuoco.
Funzionari militari di entrambe le parti hanno confermato che i combattimenti sono proseguiti per tutta la notte, sostenendo ciascuno di aver inflitto perdite militari e umane all’altra parte.
Secondo il ministero della Difesa dell’Armenia, le offensive militari dell’Azerbaigian sono state respinte in diversi punti e “il nemico ha subito gravi perdite”. L’Azerbaigian non avrebbe riportato vittime militari, confermando solo diverse morti civili.
Il bilancio delle vittime degli scontri è salito a 95, con il Karabakh che ha confermato la perdita di 84 forze militari. Nei combattimenti sono morti anche 11 civili, nove in Azerbaigian e due sul lato armeno.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite terrà questo pomeriggio colloqui di emergenza a porte chiuse per discutere la situazione in Nagorno-Karabakh. L’Iran ha espresso seria preoccupazione per gli ultimi scontri in Karabakh. Il portavoce del ministero degli Esteri, Saeed Khatibzadeh ha dichiarato: “Non possiamo tollerare la continuazione di un conflitto militare ai nostri confini e faremo del nostro meglio per garantire la calma nella regione”.
I nuovi scontri, i più pesanti dal 2016, hanno riacceso le preoccupazioni per la stabilità nella regione del Caucaso meridionale, un corridoio strategico per gli oleodotti che trasportano petrolio e gas ai mercati mondiali. Proprio per questa sua valenza strategica, il Nagorno-Karabakh è al centro di grossi interessi internazionali. Quindi, è guerra.
di Yahya Sorbello