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Myanmar, migliaia di bambini Rohingya rischiano la vita

Man mano che si intensifica la repressione militare del Myanmar contro i Rohingya, la minoranza musulmana nella regione di Rakhine, crescono i timori per la vita di migliaia di bambini nel nord-ovest della Birmania che soffrono di grave malnutrizione, di mancanza di cure mediche e necessitano di aiuti umanitari.

RohingyaPer decenni, i Rohingya in Myanmar sono stati vittime di violazioni governative diffuse che, se considerati in modo olistico, e analizzati in modo sistematico, rivelano una conclusione desolante: i Rohingya sono gradualmente decimati. Nell’ultimo giro di vite di ottobre, le forze di sicurezza del Myanmar hanno commesso uccisioni di massa, stupri di gruppo e bruciato villaggi.

Le agenzie delle Nazioni Unite sono state in grado di mantenere i servizi di aiuto umanitario per più di tremila bambini solo in due comuni della regione di Rakhine settentrionale, dopo che i militari avevano sigillato la zona durante le operazioni in risposta alla presunta uccisione di nove poliziotti in attacchi contro posti di frontiera il 9 ottobre. A seguito di una protesta internazionale, i militari hanno permesso alle agenzie mondiali di riprendere le operazioni di aiuto limitato alla borgata di Buthidaung a metà dicembre e al Maungdaw Nord il mese scorso.

“Abbiamo notizie di bambini che sono morti di malnutrizione”, ha riferito Chris Lewa, direttore del Progetto Arakan, una Ong che opera da anni nel nord di Rakhine, “le vittime indirette del conflitto potrebbero essere più di quelle uccise”. Secondo la stima del Progetto Arakan, circa 200 persone sono state uccise dai militari. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il tasso di mortalità per i bambini affetti da malnutrizione acuta lasciata senza supporto è tra il 30 al 50 per cento, se non assistito entro le prime settimane.

La scorsa settimana l’esercito ha riferito di avere cessato l’attività, ma la zona del conflitto rimane chiusa a tutti gli stranieri, per cui lo staff non birmano delle Nazioni Unite ha avuto un accesso limitato, rendendo impossibili monitoraggi e valutazioni complete. Nelle indagini dello scorso anno su un totale di 13.155 bambini monitorati, erano 3.466 i bambini affetti da malnutrizione acuta grave nei due comuni. Altri 60mila bambini erano stati classificati come affetti da malnutrizione acuta moderata. La maggior parte appartiene alla minoranza dei Rohingya apolidi che vive in condizioni di povertà assoluta e privati dei diritti e dei servizi di base da anni.

Secondo Sabah Barigou, capo dell’unità di nutrizione per la Birmania al World Food Program (Wfp), i bambini che stavano ricevendo un trattamento di salvavita e di prevenzione, non ricevendolo hanno un alto rischio di morire. Si teme che quei bambini appartenenti al programma specifico per “moderata malnutrizione acuta” possano essere caduti nella categoria di grave malnutrizione acuta con la loro vita a rischio.

Se potessimo per un momento immaginare come ci si sente ad essere una giovane donna Rohingya con la vita dei figli in gioco, avremmo visto il vero volto della nostra civiltà: la negazione della loro esistenza, la privazione della salute, l’accesso limitato al cibo, il confinamento, la paura dello stupro, torture e morte violenta. Offrire loro un’alternativa è un obbligo giuridico e morale che tutti noi abbiamo.

di Cristina Amoroso

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