Asia

Myanmar: 97 musulmani Rohingya morti di stenti in mare

di Pietro Spitaleri

Novantasette musulmani Rohingya in fuga dalle violenze in Myanmar sono morti di stenti, dopo aver vagato per 25 giorni in mare aperto.
Trentatrè immigrati musulmani che sono stati salvati al largo delle coste dello Sri Lanka, hanno dichiarato che erano su una barca in direzione Malesia, quando la marina della Thailandia li ha intercettati e sequestrato il motore della barca. 
I superstiti, 32 uomini e un ragazzo, sono stati portati in un centro di detenzione per immigrati vicino alla capitale dello Sri Lanka, Colombo.

Sulla barca c’erano 130 Rohingya e ognuno di loro aveva pagato 465 dollari per il viaggio iniziato il 10 gennaio. La marina della Thailandia ha ovviamente respinto questa versione dei fatti. Nel frattempo, il Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha espresso preoccupazione per il numero crescente di morti Rohingya in mare.

Le Nazioni Unite hanno esortato il governo del Myanmar a promuovere la riconciliazione e lo sviluppo economico nello stato di Rakhine, portare avanti misure concrete per garantire i diritti di base, affinchè i Rohingya possano condurre una vita normale e concedere loro la cittadinanza.

Il governo del Myanmar si rifiuta di riconoscere gli 800mila Rohingya come cittadini, etichettandoli come “clandestini”. Anche il Bangladesh in quanto paese confinante, non si distingue certo per senso di umanità, rifiutando di accogliere e aiutare i rifugiati Rohingya.

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