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L’Europa pronta a varare il Migration Compact

di Salvo Ardizzone

Secondo l’Agenzia dell’Onu Unhcr, dal 2014 sono morti nel Mediterraneo 10mila migranti; si tratta di cifre ufficiali, quanti siano realmente quei disgraziati finiti in una bara d’acqua non lo saprà mai nessuno.

Al di là delle consuete parole ipocrite, non sono i numeri di questa mattanza senza fine che preoccupano Bruxelles e i suoi Palazzi del potere quanto quelli dei migranti che, chiusa la rotta balcanica (per ora e fino a che converrà ad Erdogan), affluiscono sulle coste italiane numerosi.

È stupefacente come il becero populismo che prolifera in vari Stati, fra i tanti motivi veri d’indignazione come politiche economiche suicide (rivolgersi a Berlino), sudditanze autolesionistiche agli interessi altrui (rivolgersi a Washington), strapotere di lobby e alta finanza, esplosione delle diseguaglianze e così via, scelga quale suo massimo obiettivo i migranti. O meglio, è anche troppo chiaro perché così s’individua un nemico innocuo, facile da additare alla gente come origine di tutti i suoi problemi, che certo non ha alcun potere per reagire.

Comunque sia, è un fatto che, messi sotto pressione e terrorizzati di perdere le poltrone, Governi miopi e Istituzioni europee inette hanno messo su l’ennesimo piano la cui discussione è in programma al vertice del 28 giugno, se i risultati del referendum sulla Brexit del 23 lo permetteranno.

Il progetto che s’accingono a varare, denominato pomposamente “Migration Compact”, è stato suggerito dall’Italia e fatto proprio dalla Commissione Ue: Bruxelles intende stanziare 3,6 Mld in cinque anni chiedendo ai Paesi membri di fare lo stesso; attraverso meccanismi simili al mai decollato Piano Juncker (quello che avrebbe dovuto tirar fuori dalla crisi le economie del Continente e di cui fin’ora non s’è vista traccia concreta), che incentivano l’intervento di privati, si “dovrebbero” mobilitare 62 Mld di investimenti nei Paesi d’origine e di transito di quella marea che sta disintegrando la posticcia coesione dell’Europa.

La Ue negozierà bilateralmente con Stati come Nigeria, Niger, Mali, Etiopia, Tunisia, Libia e ancora Libano e Giordania, da cui provengono l’85% dei migranti giunti in Italia nel 2016, chiedendo come contropartita di sigillare le frontiere e fornire protezione ai rifugiati.

Come poi dovrebbero chiudere confini di migliaia di chilometri e quali assicurazioni serie dare che quella gente non venga rinchiusa in orribili lager non è dato sapere. E in fondo, agli ipocriti governanti europei poco importa, basta che non se li vedano arrivare.

Eppure a nessuno viene in mente, tanto per fare l’esempio dell’Italia, che dagli immigrati viene l’8,6% del Pil, che la loro gestione Inps lascia nelle casse dell’Istituto di previdenza miliardi e che, piaccia o no, se mai non ci fossero, interi comparti dell’economia si fermerebbero semplicemente perché alcuni lavori non li vuol fare più nessuno.

A nessuno viene in mente che i problemi, che ci sono e tanti, vengono soprattutto dalla vergognosa gestione del sistema d’accoglienza e dalla cronica incapacità d’avviare ad un lavoro vero chi si preferisce abbandonare allo sfruttamento del lavoro nero ed alla delinquenza.

Ma tornando ai progetti di Bruxelles, a parte la sistematica difficoltà di trovarli i soldi (tanto che si sarà costretti a mettere in campo anche la Bei), sempre promessi e mai messi sul tavolo, ci sarebbero da costruire una serie di progetti con Paesi dove la corruzione fa impallidire la nostra, con la prospettiva (diremmo la quasi certezza) che nella stragrande parte quel denaro si perderà per strada, con l’unico risultato probabile, come contropartita, di veder spuntare come funghi campi di concentramento della cui esistenza gli ipocriti vertici europei dovranno pure ringraziare.

Non male per la civilissima Europa, delle cui nobili radici culturali tanto si vantano i vari Le Pen, Salvini & C.

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