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Muos, la storia infinita: ultimo atto

di Adelaide Conti

Tanto rumore per nulla? C’è chi lo teme. Eppure il Tar di Palermo non sembra avere dubbi: il Muos va bloccato e con la sentenza del 13 febbraio scorso ha dichiarato abusivo l’impianto statunitense. Oggi a distanza di poco più di un mese la Procura di Caltagirone ha posto sotto sequestro le mega antenne rendendo esecutivo il provvedimento del Tar. Da notare come ancora una volta, l’ennesima, e certo non l’ultima, l’autorità giudiziaria fa quello che avrebbero dovuto fare le istituzioni, in primis il Ministero dell’Ambiente e a seguire la Regione Sicilia. E invece, ecco sciorinare in convinta sequenza le teorie secondo cui il Muos non farebbe male, non rappresenterebbe alcun pericolo per nessuno, è un impianto sicurissimo e d’importanza strategica per la sicurezza nazionale, e via discorrendo.

Lascia perplessi questa ostentata competenza. Le tesi di autorevoli scienziati non sono servite ad addomesticare questo folle disegno strategico. Ai due schieramenti contrapposti si è aggiunto un terzo elemento. La tragica partita si gioca dunque su tre fronti: la Marina militare statunitense, gli attivisti No Muos e il governo italiano. Le teorie s’intrecciano: a quella che sostiene che le mega antenne serviranno per difenderci da possibili futuri attacchi terroristici, fa da contraltare quella che vede proprio nel Muos l’origine di qualche possibile attacco.

E mentre gli attivisti esultavano per il risultato ottenuto con la sentenza emessa dai giudici di Palermo, l’avvocatura di Stato, per conto del Ministero della Difesa, preparava il ricorso al Cga per annullare gli effetti della suddetta sentenza. Un atteggiamento – quello del governo italiano – assai discutibile e poco chiaro. D’altronde, a ben pensarci, di ombre la vicenda dell’impianto statunitense ne ha davvero tante, a partire dalle autorizzazioni concesse per realizzarlo, in un’area dove non è possibile in alcun modo edificare. Che gli enti preposti siano stati un po’ troppo leggerini nel concedere autorizzazioni è ormai cosa nota.

Nei fatti: il Muos ha una potenza devastante, è stato costruito all’interno di un’area dichiarata Sic e ad oggi i possibili effetti sulla salute umana sono ancora sconosciuti. Ma forse chiedere alla grande potenza americana di rispettare le leggi è davvero troppo. Ora tutta l’attesa si concentra sulla manifestazione nazionale contro il Muos organizzata dai vari comitati proprio a Niscemi il quattro aprile. E c’è da chiedersi se si è arrivati all’epilogo di questa triste vicenda o se per i niscemesi,e per i tanti siciliani che hanno sostenuto questa battaglia, la parola fine è ancora tristemente una chimera. Difficile immaginare che oggi ci sia ancora qualcuno nelle istituzioni capace di pensare al bene comune. D’altronde il Muos ne è un fulgido esempio

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