Muos. Il “rivoluzionario” Crocetta si arrende agli Usa
Noi con gli americani abbiamo un quadro di alleanza che non vogliamo mettere in discussione. Loro sono la garanzia per l’intera Europa – diceva il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta incontrando i rappresentanti del Movimento dei Forconi – Però loro non possono venire ad installare un impianto di questa proporzione facendo chiedere il parere sanitario ad uno studio di ingegneria! Vi sembra normale che la Regione abbia accettato tutto questo? Capite bene che non poteva essere concessa quella autorizzazione illegittima. Guardate che gli Americani hanno fatto saltare anche governi, ma io non ho paura”.
Belle parole, peccato che i fatti di ieri hanno detto ben altro. Diverse, troppe sono state le reazioni dei siciliani e di tutti quegli attivisti che, contro la realizzazione del Muos a Niscemi, hanno sacrificato tanto del loro tempo e delle loro vita attraverso presidi, sit-in, incontri, libri e proteste, senza escludere le violenze subite dalle stesse forze dell’ordine italiane. “Il duo Crocetta-Lo Bello ha appena revocato gli atti di revoca delle autorizzazioni ai lavori, qualche ora prima dell’udienza al CGA – ha riferito ieri pomeriggio il giornalista Antonio Mazzeo – Si dicono soddisfatti delle porcate dell’ISS e del Ministero della Difesa”.
“Porcate” sì, visti i numerosi studi di professori come Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino , della Sapienza, del professor D’Amore e potremmo continuare ancora per molto. Ma, come da commedia, scontata era la risposta dell’Istituto Superiore della Sanità che ha confermato che il Muos non sarà nocivo per la salute della popolazione siciliana: d’altronde, gli interessi mondiali sono ben più importanti della vita di centinaia di migliaia di cittadini siciliani.
Alla vigilia dell’udienza di oggi al consiglio di giustizia amministrativa per decidere sul ricordo del Ministero della Difesa italiano contro la Regione stessa, il Presidente “rivoluzionario” (nelle tv veniva vantato il “modello sicilia”) si è arreso agli americani, revocando gli stessi atti di revoca delle autorizzazioni, recentemente concessi dallo stesso dopo la pressione degli stessi Comitati No Muos che mai si sono arresi. Un atto “vergognoso”, come è stato definito, che ancora una volta lascia soli i siciliani nella battaglia contro il Muos e le 46 antenne nrtf-8 presenti a Niscemi dal 1991.
Non ci stanno però nemmeno gli avvocati che hanno sostenuto la nobile causa dei No Muos, lo stesso Avv. Nello Papandrea così commenta: “Oggi si è consumata una farsa della quale conoscevamo copione, personaggi e battutte ma alla cui trama, fino all’ultimo, ci eravamo rifiutati di credere. L’Avvocatura dello Stato ce l’aveva cantato chiaro che l’accordo raggiunto fra Crocetta ed il Ministero era di far proseguire i lavori non appena avuto il via libera dall’ISS – e poi continua – La partita non è ancora chiusa, c’è ancora pendente il ricorso che ha acquisito la verificazione di D’Amore e se non sarà sufficiente si prepara una grandinata di procedimenti civili ed alla fine un giudice che ci darà ragione lo troveremo, ed in ogni giudizio introdurremo una richiesta di risarcimento alla Regione. Preparati Saretto a spiegare ai Siciliani perché alla loro salute, al loro ambiente ed alla loro sicurezza hai preferito le lusinghe degli Americani, e preparati a perdere, perché noi non ci arrendiamo e, alla fine, in un modo o nell’altro, vinceremo!”.
Nel frattempo però, da ieri sera, gli attivisti hanno rioccupato il Comune di Niscemi per protesta contro il “tradimento” dello stesso Crocetta: gli stessi si dicono pronti a richiedere immediatamente “le sue dimissioni per manifesta indegnità e per aver tradito il popolo che dovrebbe rappresentare”.
Getta la maschera anche Mariella Lo Bello, assessore all’Ambiente, che riferisce “Il Muos non è un impianto che desta preoccupazione. Avevamo consapevolezza che, mancando questo studio, l’iter non era completo. Oggi siamo in presenza di un pezzo che ricompone l’intero quadro”.
Una revoca della stessa revoca per dar vita, non ad un gioco di parole, ma ad un gioco di interessi.
di Redazione