Mozambico, un Paese liberato dall’incubo delle mine
Dal 17 settembre il Mozambico è un Paese libero dalle mine; è ritornato un Paese normale, dove spostarsi da un villaggio all’altro, arare un campo o portare al pascolo il bestiame non sono più attività per cui si rischia la vita.
Quello delle mine è stato un problema che ha paralizzato a lungo il Mozambico, a suo tempo considerato il Paese a maggior rischio a causa di quegli ordigni; i 1.118 campi bonificati sono stati la sanguinosa eredità di un passato tormentato: dal 1964 al 1974 la guerriglia contro i colonialisti portoghesi; poi, fra il 1981 e il 1992, la guerra civile fra la Renamo (che tutt’ora è al Governo) e il Frelimo, i due Movimenti che avevano combattuto per l’indipendenza. Un periodo buio che gronda del sangue di almeno un milione di vittime e di centinaia di migliaia di feriti e mutilati.
Ma anche quando le armi hanno finalmente taciuto, è rimasto un tappeto di micidiali ordigni d’ogni tipo sparso per tutto il Paese, a minacciare qualunque attività: da allora si sono registrate fino a 15mila vittime ed almeno 8mila mutilazioni, tante delle quali su bambini, senza contare l’ecatombe consumatasi fra gli animali.
Adesso, con il lavoro continuo di oltre 1.600 operatori impegnati per 22 anni, la paura è ufficialmente finita.
Nel frattempo, col procedere della bonifica, il Mozambico ha cominciato a ricostruire le infrastrutture ed a sfruttare le tante risorse naturali, dando finalmente fiato ad un’economia che attualmente viaggia al ritmo di un +8% l’anno, promettendo di strappare finalmente alla miseria popolazioni che troppo hanno sofferto.