Morti sul lavoro, 194 vittime da Gennaio 2019
Le morti sul lavoro sono una delle più grandi problematiche che attanagliano l’Italia. Sono 194 i morti sul lavoro dal primo Gennaio 2019, un numero impressionante che non fa indignare nessuno, che non fa smuovere la politica che è lontanissima dal conoscere le problematiche lavorative come la mancanza di sicurezza sui cantieri.
Quello che colpisce in quelle che vengono definite impropriamente “morti bianche” è il fatto che di moltissimi lavoratori deceduti non si conosce nemmeno il nome oltre che, in molti casi, le notizie non vengono nemmeno date. Il silenzio della politica sulle morti sul lavoro è assordante e fa molto male ma a quanto pare quello del lavoro, delle morti sul lavoro e sulla sicurezza è un tema che, nella perenne campagna elettorale alla quale è sottoposto il cittadino, porta poco consenso e allora meglio divagare su altri presunti problemi che fanno molta presa sull’immaginario collettivo.
Nemmeno il tanto sbandierato “governo del cambiamento” ha portato modifiche consistenti per cercare di risolvere o tentare di arginare il problema: mancano gli ispettori del lavoro, chi è proprietario di un’azienda cerca in tutti i modi di risparmiare sul comparto sicurezza. Ci si accorge che prima della minaccia rappresentata da controlli che non ci sono, ci sarebbe da risolvere un problema culturale che è una della prime ragioni delle nefaste vicende che attanagliano il mondo del lavoro.
Aumentano, infatti, sia gli infortuni in occasione di lavoro (+1,0%) che soprattutto quelli in itinere (+7,4%), sia quelli maschili (+1,6%) che quelli femminili (+5,5%) e, a livello settoriale, oltre all’Industria e Servizi (+0,1%) gli infortuni sul lavoro aumentano, e in misura molto consistente, anche in Agricoltura (+9,3%), un dato che sembra invertire una tendenza al ribasso ormai storica per questo settore. A livello territoriale l’incremento infortunistico risulta diffuso in tutte le ripartizioni geografiche: Nord-Ovest +1,5%, Nord-Est +2,1%, Centro 2,8%, Sud +2,2% ed Isole +3,1%.
“La stabilità dell’emergenza indicata dai numeri non può essere certo considerata come una positiva, o confortante, proiezione delle statistiche sulla mortalità. L’unico vero dato è che il decremento registrato nei primi due mesi del 2019 si è smarrito già nel terzo mese dell’anno. Così, si continua a morire – troppo – in un Paese come l’Italia in cui non mancano le regole, né i percorsi formativi per applicarle. Tutte le morti in occasione di lavoro potrebbero essere evitate con un corretto approccio aziendale nei confronti della sicurezza dei lavoratori”, afferma l’Ing. Federico Maritan, Direttore dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega di Mestre, innanzi all’ultima indagine elaborata sulla base dei più recenti dati Inail.
E, come non cambiano i confini dell’emergenza, non cambia troppo neppure la graduatoria delle regioni in cui si muore di più. La Lombardia, infatti, continua a guidare tristemente la classifica della Penisola con 22 decessi rilevati in occasione di lavoro, seguita da Sicilia e Lazio con 14 infortuni mortali e dal Veneto con 13 vittime.
Seguono: Campania ed EmiliaRomagna (12), Piemonte (11), Toscana (9), Puglia (7), Trentino e Abruzzo (5), Basilicata (4), Umbria, Sardegna, Liguria, Marche (3), Calabria (2), Molise e Friuli Venezia Giulia (1). Intanto, ad aumentare nel nostro Paese sono anche gli infortuni non mortali: dal primo trimestre 2018 al 2019 sono passati da 154.820 a 157.715. Al Nord-Est il dato peggiore con 49.186 infortuni, seguito dal Nord Ovest (47.825). Prima per numero di infortuni la Lombardia (30.061), seguita da Emilia Romagna (20.428) e Veneto (18.701).
di Sebastiano Lo Monaco