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Missing women: l’aborto selettivo delle femmine si estende alle donne istruite del Regno Unito

di Cristina Amoroso

Attenti a non diventare feticisti della “scelta”, strenui sostenitori di ogni liberalizzazione etica, aborto compreso! Il diritto alla vita di una bambina deve essere la base di ogni posizione femminista e non può essere compromessa da una pre-scelta assolutista.

“Almeno sessanta milioni di bambine sono state cancellate in seguito a infanticidi o aborti selettivi di femmine. E’ una rivoluzione tecnologica di tipo reazionario. Il sessismo dell’aborto selettivo”. Con queste parole nel 1990 l’indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia con cattedra ad Harvard, aveva lanciato l’allarme sulla New York Review of Books.

Ora Amartya Sen torna a parlare dalle pagine del quotidiano progressista inglese The Indipendent e denuncia la “strage di Eva”, lo sterminio delle bambine che da Oriente è giunto fino a casa nostra, nell’Occidente culturalizzato. Una vera e propria “discriminazione neonatale”.

“Quando ho scritto sulle ‘bambine mancanti’ negli anni Ottanta e primi anni Novanta, le mie conclusioni erano basate su un’immagine chiara e sui dati disponibili fino al 1980”. Da allora, scrive il premio Nobel, “l’ampio utilizzo di nuove tecniche come l’ecografia per determinare il sesso dei feti ha portato a numeri enormi e crescenti di aborti selettivi di feti femminili. L’istruzione delle donne, che è stata una forza potente nel ridurre la discriminazione contro le donne, non è stata in grado di eliminare, almeno non ancora, la discriminazione neonatale”.

La preferenza del maschio si trova nei Paesi che si estendono dal Nord Africa e Asia occidentale a quelli dell’Asia meridionale, tra cui l’India e dell’Asia orientale, Cina compresa. Che tale discriminazione abbia un posto in una grande parte del mondo moderno è desolante: il numero delle “donne mancanti” può essere molto grande.

Il polverone è stato sollevato dopo che il Daily Telegraph ha dimostrato che in Inghilterra l’aborto selettivo, cioè solo perché il nascituro è femmina, viene praticato senza problemi. La magistratura britannica ha però dichiarato che non interverrà, perché perseguire l’aborto selettivo “non è nell’interesse pubblico”. Ann Furedi infine, direttrice della più grande clinica abortiva britannica, ha rincarato la dose affermando: “Se le donne non sono felici del sesso dei figli possono abortire. O accettiamo fino in fondo ogni scelta della madre, oppure no”.

Per quanto riguarda l’Italia  anche il nostro Paese è lambito dal fenomeno delle missing women, denunciato ventidue anni fa da Amartya Sen che allora conteggiava cento milioni di donne mancanti? La risposta di Anna Meldolesi, biologa e giornalista scientifica, è sì. Nonostante la casistica sia limitata e i dati coprano solo pochi anni, la tendenza è inequivoca.   Sulla più radicale delle discriminazioni antifemminili le donne occidentali tendono a tacere o per malinteso relativismo culturale, o per timore che vengano attaccate le leggi per l’interruzione volontaria della gravidanza, o per impotenza. Non è semplice, infatti, contrastare una cultura patriarcale che realizza con l’aborto selettivo ciò che prima si otteneva sopprimendo le neonate o negando cibo e cure alle bambine.

E ‘importante chiedersi perché l’istruzione delle donne, la corrispondente valorizzazione di voci femminili e la sua influenza nelle decisioni familiari non hanno fatto molto per eliminare l’aborto selettivo dei feti femminili. Madri istruite sembrano chiaramente meno inclini a trascurare le ragazze rispetto ai ragazzi una volta nati, ma sembrano quasi entusiaste di avere i ragazzi piuttosto che ragazze delle madri non istruite.

Qui grandi domande di comprensione illuminata e il controllo dei valori tradizionali diventano centrali e vanno oltre il ruolo delle donne e l’influenza nelle decisioni familiari. Nonostante anni di femminismo, di quote rosa, di donne manager, la discriminazione nei confronti delle bambine è ancora “subdolamente” presente in quanti, considerando “le femmine” inferiori ai “maschi”, discriminano le donne accettando l’aborto selettivo sui feti femminili e giustificando di fatto la violenza sulle donne.

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