La natura delle tensioni a Minneapolis mostra che il tipo di protesta esistente non è strutturale e che quel tipo di domanda transnazionale per la mancanza di infrastrutture sociali e politiche discriminatorie sta emergendo negli Stati Uniti.
La città di Minneapolis, nello stato del Minnesota, è diventata un focolaio di crisi negli Stati Uniti. Ciò che sta accadendo oggi a Minneapolis mostra le profonde crisi sociali e culturali che hanno attraversato gli Stati Uniti. Come ha riconosciuto l’ex presidente Usa, Barack Obama, il razzismo è presente nel Dna di molti americani.
Proteste di Minneapolis svolgeranno ruolo di catalizzatore
Gli Usa stanno affrontando una sorta di “razzismo strutturale” che viene pompato e iniettato nella società da funzionari governativi e agenzie di sicurezza. Le attuali crisi negli Stati Uniti diventeranno presto parte del “puzzle della crisi” negli Stati Uniti.
Non bisogna dimenticare che la società americana di oggi ha un grande capacità per entrare in uno spazio critico, uno spazio il cui controllo e gestione non dipendono dal risultato della vittoria o della sconfitta di Trump e Biden nelle elezioni presidenziali di novembre di quest’anno!
Ad esempio, nel novembre dello scorso anno l’ex segretario di Stato americano Rex Tillerson ha esplicitamente messo in guardia sulla sicurezza cronica e sulle crisi interne nel Paese. Ha dichiarato: “Esorto le autorità dei partiti democratici e repubblicani degli Stati Uniti a essere civili e razionali in questo momento, sono preoccupato per lo sconvolgimento politico negli Stati Uniti, questo scoppio potrebbe portare a una guerra civile nel Stati Uniti, entrambe le parti devono lavorare insieme per evitare che ciò accada”.
Chiaramente, le proteste di Minneapolis svolgeranno il ruolo di catalizzatore e acceleratore nel plasmare questa tendenza, quindi le preoccupazioni degli strateghi fedeli al sistema capitalista e neoliberista riguardo ai recenti sviluppi non sono irragionevoli.
di Yahya Sorbello
