Un milione di famiglie senza lavoro, aumenta la povertà assoluta
Il rapporto Istat denominato “Noi Italia” ha fotografato la situazione economica italiana ed ha messo in risalto come il numero delle persone che vivono in condizioni di forte disagio economico è notevolmente aumentato, sottolineando ancora una volta l’enorme divario tra nord e sud Italia. Secondo i dati forniti dal presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nell’audizione sul Def, nel 2017 il fenomeno riguarderebbe circa cinque milioni di individui, l’8,3% della popolazione residente, in aumento rispetto al 7,9% del 2016 e al 3,9% del 2008. Le famiglie in povertà assoluta, secondo stime preliminari, sarebbero 1,8 milioni con un’incidenza del 6,9%, in crescita di sei decimi rispetto al 6,3% del 2016 (era il 4% nel 2008).
Un dato in crescita rispetto al 2015, quando la percentuale di persone in grave difficoltà si fermava all’11,5%. La zona dove si evidenzia una maggior numero di situazioni al limite è al Sud, in particolare in Sicilia, dove l’incidenza sulla popolazione arriva a superare il 26%, praticamente una persona ogni quattro. La media delle regioni meridionali si attesta al 21,2%, tre volte di più della media del Centro-Nord, dove la percentuale di persone che vivono in uno stato di disagio economico è al 7,3%. Un dato che pesa ancora di più se confrontato con la media europea, che l’Italia super di 4,6 punti percentuali, attestandosi tra le prime della classe in questa triste classifica.
Purtroppo a pagare lo scotto è come sempre la Sicilia dove una persona su 4 vive in condizione di disagio economico, in numeri si può calcolare 1,3 milioni di abitanti con una percentuale del 26% che è molto lontana dalla media nazionale che si ferma attorno al 12%. Preoccupante anche il livello di disoccupazione nella fascia tra i 15 ed i 24 anni che, se è vero che scende a livello nazionale, ancora una volta è il sud a portare la croce; infatti nel mezzogiorno si arriva al 51,4% tra gli uomini e 56% tra le donne con la Calabria che registra un 47,8% di disoccupati tra gli uomini mentre si arriva al 69% tra le donne, numeri da repubblica sub-sahariana.
Innegabile che il lavoro sommerso, osannato da molti politici sino arrivare ad un famoso capo di governo, ha la sua parte nel gioco al massacro in quanto incide in maniera rilevante anche a livello nazione, visto che coinvolge il 13,5% degli occupati con vertici toccati nel mezzogiorno dove quasi un quinto degli occupati non ha nessun contratto, con la Calabria ancora protagonista in negativo con una percentuale che oscilla tra il 19% ed il 23%.
Povertà e reddito di cittadinanza
Non è un caso se è in questa regione dove si è registrata una percentuale di voti altissima per la Lega e per il Movimento 5 Stelle, seppur con le dovute differenza, la popolazione ha lanciato un chiaro segnale alla vecchia politica che ha del tutto fallito le politiche sociali; certo rimane da vedere quante delle promesse, a partire dal tanto sbandierato reddito di cittadinanza che ha calamitato l’attenzione di buona parte dell’elettorato del sud, saranno messe in atto.
Il reddito di cittadinanza richiama un altro problema che affligge le regioni dell’Italia meridionale, ed è quello del divario economico tra Nord e Sud. Secondo i dati Istat, il reddito medio percepito dalle famiglie italiane è di 29.988 euro l’anno, pari a circa 2.500 euro al mese. Considerando però il modo asimmetrico con cui sono distribuiti i redditi, la metà delle famiglie non ha superato i 24.522 euro annui. Con 33.479 euro, la Provincia autonoma di Bolzano è quella con il reddito più alto, praticamente il doppio della Sicilia, ultima Regione della lista, dove l’importo è pari a 17.901 euro. Insomma, una voragine che inghiotte di tutto, soprattutto il futuro di moltissimi ragazzi del sud che ormai si spostano in massa verso le “virtuose” regioni del nord, quando non direttamente fuori dall’Italia, che si ritrovano una manodopera da poter utilizzare a loro piacimento, un po’ come succedeva ai padri dei giovani che, ripercorrendo la strada dei loro genitori, si ritrovano catapultati in una dimensione che in teoria non avrebbero dovuto vivere, ma che devono fronteggiare per poter avere la speranza di un futuro dignitoso.
di Sebastiano Lo Monaco