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Migranti, tutto tace nella giungla polacca

Di quello che accadde alla frontiera polacca, con i migranti che passano dalla Bielorussia tramite il via libera di Lukashenko, non se n’è saputo più nulla. Dal tanto clamore per la gente lasciata al freddo dopo essere stata colpita dai cannoni ad acqua dell’esercito polacco, si è passati al più totale silenzio. Eppure, quella gente è ancora lì. 

Nel settembre 2021, il governo polacco stabilisce una zona di emergenza lunga tre chilometri a partire dal confine con la Bielorussia, chi può accedere in quell’area sono forze dell’ordine e residenti tramite uno speciale pass. Vengono estromesse le Ong come Ocalenie che forniscono il materiale necessario per la sopravvivenza dei migranti. Questa misura sarebbe scaduta il 2 dicembre, ma il condizionale è d’obbligo, perché nonostante le proteste dell’opposizione, il governo polacco ha prolungato le restrizioni per altri tre mesi. L’unica modifica è che i giornalisti potranno inoltrare una richiesta per accedere nella zona, richiesta che deve essere accettata dalla guardia di confine.

Molti dei migranti arrivano dalla Siria, moltissimi sono quelli che hanno il numero di emergenza della Ong, il problema è che non tutti si fidano perché la Ong, per agire, ha bisogno della geolocalizzazione di chi chiama. Il timore è quello di essere intercettati dalla polizia e dalle guardie di frontiera, quindi molti preferiscono rimanere in un limbo, in una giungla dato che molti dei messaggi che la Ocalenie si vede arrivare è di questo tenore: “Please save us from polish jungle”. 

Migranti, i numeri dalla crisi

Nel 2021, i migranti entrati nei Paesi baltici sono stati 8mila, quelli rimpatriati 2mila e 15 i decessi. Ai migranti si risponde con uno schieramento di 20mila uomini tra guardie di frontiera, esercito e polizia polacca. Sono ancora 2mila i migranti bloccati al confine, 7mila quelli fermi nel territorio Bielorusso, 1500 sono i migranti che sono stati respinti dopo aver cercato di superare il confine polacco. 

Che fine fanno quelli che tornano in Bielorussia? È un mistero, nessuno lo sa. Molti dicono che nella nazione di Lukashenko la situazione è ancora peggiore che in Polonia.

Tutto ha inizio nel mese di agosto quando si diffonde la notizia dei primi gruppi che spingono sul confine. Ai migranti viene negata la possibilità di chiedere asilo e da lì ha inizio lo scaricabarile tra la Polonia e Bielorussia. Il tutto è stato lasciato nelle mani di associazioni e Ong come Croce Rossa, Unhcr e Iom.

di Sebastiano Lo Monaco

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