Focus

Ventimiglia: attivisti aiutano i profughi ma vengono bloccati dalla polizia

di Adelaide Conti

I gesti sono sempre importanti, come del resto le parole. L’Italia detiene l’indiscusso primato dell’accoglienza. Numerose le regioni coinvolte e la mobilitazione è stata massima. Un esempio fra tutti la Sicilia, che da sola è riuscita ad accogliere quasi tre quarti dei migranti arrivati nel nostro Paese. Scoppiata l’emergenza umanitaria volontari, medici, parroci insieme a numerose associazioni umanitarie hanno fornito aiuto e assistenza ai tanti disperati approdati nelle nostre coste. E’ grazie all’impegno collettivo che si è riusciti a fronteggiare situazioni al limite. Tanta mobilitazione e tanto impegno testimoniano un’indiscussa vocazione all’accoglienza e all’ascolto. Non ultimo, non possiamo non riconoscere l’impegno e la grande professionalità mostrata dai tanti militari coinvolti nelle missioni di salvataggio degli sfortunati naufraghi. Un volto, quello dell’Italia, che non può essere cancellato da episodi di intolleranza da parte di un numero sparuto di persone.

Certo, se a manifestare atteggiamenti ostili sono persone che indossano una divisa le cose assumono un aspetto diverso. E allora come leggere il gesto dei poliziotti italiani in tenuta antisommossa che a Ventimiglia hanno preso letteralmente a calci alcuni viveri che erano stati portati lì dagli attivisti del presidio NoBorder per i tanti migranti fermi nella scogliera? Sarà mica che per i nostri difensori dell’ordine pubblico il nutrirsi non sia considerata una necessità indifferibile? Siamo così lontani dai tempi in cui Didone accolse il Pio Enea e le sue truppe e vedendoli così malmessi, provò simpatia per loro. Simpatia come capacità di soffrire insieme, quella che con identica accezione noi latini chiamiamo compassione. Non vi è sentimento più umano del solidarizzare con chi sta peggio di noi. Dovrebbe essere un dovere morale laddove non riesce ad essere un gesto naturale e istintivo, come allungare una mano e cercare di trattenere chi sta scivolando giù per un burrone. Del resto, le tante storie raccontate anche dai media ci restituiscono l’immagine di un’Italia che non si tira indietro e che con ogni mezzo a propria disposizione apre uno spiraglio di speranza ai rifugiati accorsi qui.

Forse, prima di frugare fra i commi dell’accordo di Dublino piuttosto che in quelli di Schengen bisognerebbe ricordare che uno dei valori fondamentali è l’accoglienza, è da essa che viene la tolleranza e poi la solidarietà. Se non si ha ben chiaro in mente che anche i migranti irregolari sono anzitutto persone, che hanno autonomia, diritti e responsabilità non si fa altro che violenza strutturale. Gli studenti accorsi al confine francese per dare un aiuto ai tanti disperati che da giorni stazionano nella spiaggia di Ventimiglia erano lì pacificamente e non chiedevano altro che distribuire cibo e bevande. Gli studenti francesi, come tanti italiani, erano pronti a dare una mano a chi si trova in difficoltà. E’ in ragione dell’umano senso di solidarietà che certi comportamenti  risultano offensivi. Se ci siamo indignati per lo sgambetto della improvvida giornalista ungherese ai danni di un profugo che tentava insieme al figlioletto di varcare il confine ungherese, adesso ci si aspetta la stessa reazione per il gesto – per nulla edificante – compiuto, questa volta, da chi ha il dovere di avere un comportamento ineccepibile. Particolare, questo, non trascurabile.

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