Mezzo milione di israeliani fuggiti dal 7 ottobre
Quasi mezzo milione di israeliani hanno lasciato i territori occupati dallo scoppio della guerra il 7 ottobre. L’Autorità per la Popolazione e l’Immigrazione stima che 370mila persone abbiano lasciato la Palestina occupata negli ultimi due mesi, di cui 230.309 in ottobre e 139.839 in novembre, ha riferito la rivista Zman.
Secondo la rivista, circa 600mila israeliani sono partiti all’estero per le vacanze prima dello scoppio della guerra a Gaza, mentre altri 370mila dopo il conflitto. Quasi 301.982 israeliani sono tornati nella Palestina occupata in ottobre e 194.016 in novembre. “Le cifre mostrano che il numero di israeliani che se ne sono andati e non sono tornati è stimato a circa 470mila”, riporta Zman.
Si tratta quindi di una migrazione negativa di circa mezzo milione di persone, e questo non include migliaia di lavoratori stranieri, rifugiati e diplomatici che hanno lasciato il Paese. La rivista israeliana ha affermato che il conflitto bellico ha ridotto significativamente l’immigrazione in Israele.
Secondo i dati diffusi dal Ministero dell’Integrazione, circa 2mila persone sono immigrate nella Palestina occupata tra il 7 ottobre e il 29 novembre. “Ciò equivale a quasi mille immigrati al mese, rispetto ai circa 4.500 in media al mese dall’inizio di quest’anno fino allo scoppio della guerra, con un calo di oltre il 70%”, scrive il giornale.
7 ottobre, catastrofe per Israele
Nelle prime settimane di guerra, l’immigrazione nei territori occupati è quasi cessata, con solo 1.096 immigrati arrivati in Israele in ottobre.
La guerra ha messo a dura prova l’economia del regime occupante. Secondo l’ufficio centrale di statistica israeliano, un’impresa su tre ha chiuso i battenti od opera al 20% della sua capacità. Oltre la metà delle imprese ha inoltre subito perdite di fatturato superiori al 50%.
Prima dell’inizio della guerra a Gaza, il numero di israeliani che richiedevano passaporti stranieri era aumentato in un contesto di diffuso malcontento per il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu per una revisione giudiziaria. Netanyahu ha presentato il piano a gennaio, innescando mesi di proteste anti-regime senza precedenti, con diversi analisti che descrivono il piano come una minaccia all’indipendenza dei tribunali da parte del primo ministro, che è sotto processo con l’accusa di corruzione.
di Redazione