Primo Piano

Mentre un Paese è in ginocchio, si pensa a nuovi investimenti militari

di Cristina Amoroso

Dall’interrogazione dell’on. Emanuela Corda, componente della IV Commissione (Difesa), presentata il 24 luglio scorso, si evince che l’8 luglio 2012 il Ministro degli Esteri di Gibuti Mahmoud Ali Youssouf ha firmato un accordo con un rappresentante del Ministero della difesa italiano per la costruzione di una base militare italiana in quella enclave del Corno d’Africa. La notizia è stata resa pubblica dal Ministro degli esteri etiope. Si evince inoltre che negli ultimi anni si è rafforzata la collaborazione militare tra Italia e Gibuti. Nell’ambito del decreto sulle missioni all’estero nel 2012 venne ceduto al governo di Gibuti materiale militare per 430 mila milioni di euro (tra i quali 40 autocarri pesanti ACM-80 dell’esercito Italiano, 4 veicoli VM90T e vario altro materiale. L’anno successivo, sempre nel decreto omnibus sulle missioni l’Italia ha ceduto al governo di Gibuti materiali militari per 1,1 milioni di euro (tra cui 10 obici semoventi cingolati da 150mm M109L e 4 blindati Puma).

Considerato che a Gibuti c’è già oggi una folta presenza di militari occidentali. C’è Camp Lemonnier che ospita la statunitense Combined Joint Task Force Horn of Africa (CJTF-HOA). C’è la più grande base militare francese all’estero con la Forces Francaises Stationnées à Djibouti (FFDJ); entrambe le strutture citate sorgono a ridosso dell’aeroporto civile della capitale. Da qui gli Usa fanno partire i raid aerei in Yemen, Somalia e Sudan; la base italiana dovrebbe nascere a ridosso delle due strutture alleate nei pressi dell’enorme deposito munizioni dei francesi, installato a nord est dell’aeroporto. Una breve bretella potrà mettere in comunicazione la base con la pista di volo, così da poter rendere ipotizzabili operazioni dei veicoli Predator o Reaper teleguidati dall’aeroporto pugliese di Amendola; secondo il sito web specializzato bruxelles2.eu, la base costerà all’Italia di solo affitto circa 30 milioni di euro: considerata la veridicità di tali premesse, si chiede quale sia il motivo per cui è mai stata comunicata al Parlamento l’intenzione del Governo italiano di costruire una base militare a Gibuti, compatibilmente con il sistema di difesa italiano e il dettato della Costituzione italiana.

La risposta scritta pubblicata giovedì 25 luglio 2013 nell’allegato al bollettino in Commissione IV (Difesa), riferisce che “la questione relativa alla costituzione di una base logistica militare italiana nel Corno d’Africa si deve inquadrare nel più ampio contesto delle attività di contrasto al fenomeno della pirateria, di cui all’articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130. Infatti, l’attuazione di tale norma presuppone la permanenza, nell’area di operazioni, di personale militare costantemente pronto all’imbarco e all’impiego, nonché della connessa e necessaria struttura info-operativa, di supporto e di sicurezza, destinata ad assicurare una complessiva maggiore efficacia delle azioni di contrasto”.

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