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Colombia, un accordo di pace tra accuse, minacce e controguerriglia

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno minacciato di fermare la loro smobilitazione, accusando il governo di avere violato i termini dell’accordo di pace ripetutamente dallo scorso anno.

“Dopo le ripetute violazioni dell’accordo di pace da parte del governo, le Farc cercheranno un monitoraggio internazionale”, ha riferito il leader delle Farc, Rodrigo Londono, conosciuto come Timoshenko, senza chiarire in che cosa consistesse il monitoraggio internazionale, considerato che l’accordo di pace è già sotto la supervisione dei rappresentanti delle Nazioni Unite. Il leader delle Farc ha anche minacciato di rinviare la consegna delle armi a causa dell’arresto di due guerriglieri, denunciando il “fallimento ripetuto” dell’accordo di pace da parte del governo.  

Il presidente Juan Manuel Santos ha replicato che vi era stata una “confusione” per l’arresto e che la situazione era in via di risoluzione, aggiungendo anche che da parte del governo l’attuale calendario per l’attuazione dell’accordo è rimasto invariato e che il processo di pace è irreversibile.

L’accordo di pace mira a porre fine al conflitto più lungo dell’America Latina, iniziato nel 1964 e trascinato da allora, tra il governo colombiano e le Farc, il più grande gruppo ribelle del Paese. Secondo le condizioni dell’accordo, i ribelli avrebbero dovuto consegnare le loro armi a organismi internazionali entro la fine del 30 maggio in un processo di 180 giorni, ma il gruppo ha riferito che il processo potrebbe richiedere altri due mesi.

L’accordo trasformerà il gruppo di guerriglia in un partito politico marxista dopo la smobilitazione, mentre il governo farà una serie di riforme intese ad eliminare la disuguaglianza rurale e l’esclusione politica, considerate come le cause fondamentali del conflitto di mezzo secolo.
Il conflitto in Colombia risale al 1967, quando le Farc e l’Eln, un altro gruppo ribelle, presero le armi per i diritti rurali di proprietà. Secondo il governo il conflitto ha causato almeno 260mila morti ed ha costretto più di sette milioni di persone a lasciare le loro case.

Sta di fatto che nel Paese infuriano attacchi paramilitari che quest’anno hanno ucciso più di cinquanta leader della comunità, tutti legati alla protesta sociale e alla mobilitazione delle persone per la pace. Tutti sanno che queste squadre sono supportate dai cartelli della droga e che il governo permette loro di fare i loro affari in cambio di controinsurrezione con la stessa modalità di guerra  utilizzata dagli Stati Uniti in Afghanistan.

Il Dipartimento di Stato americano, il principale alleato del governo colombiano afferma che non c’è “collaborazione militare con i gruppi armati illegali” nella sua relazione annuale sui diritti dell’uomo, uscita nel marzo di quest’anno.

E’ molto vecchia la Triplice Alleanza tra i governi degli Stati Uniti, la Colombia e le mafie della controguerriglia, che nel gergo dei manuali militari americani (e non solo) è chiamata Counter-Insurgency (Coin).

Il Coin ha iniziato a pieno diritto come dottrina della guerra per mano di Jf Kennedy nel 1962, che inviò il Coin in Colombia con il generale Yarborough, per insegnare ai soldati a “fare azioni terroristiche contro i comunisti”, in maniera segreta e per mezzo di paramilitari organizzati legalmente per questo scopo. Ma questa è un’altra storia.

di Cristina Amoroso

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