Italia: mega commessa di Fincantieri con il Qatar
di Redazione
Giovedì, a Roma, è stato siglato un Memorandum of Understanding (MoU) fra il ministro della Difesa Pinotti e il suo omologo del Qatar Al-Attiyah, ed i relativi accordi industriali fra la Difesa qatarina e Fincantieri e Mbda Italia, che prevede la fornitura al Paese del Golfo di 7 unità navali: 4 grosse corvette (in pratica fregate leggere), 1 Lpd (Landing Platform Dock) anfibia e 2 pattugliatori Opv (Offshore Patrol Vessel). Negli accordi è compreso anche il supporto logistico e la formazione e l’addestramento degli equipaggi.
Si tratta della più grande commessa mai siglata dal Sistema Italia, il cui valore complessivo s’aggira sui 5 Mld di euro, di cui almeno 3,8 spettanti a Fincantieri. Per chiuderlo l’Italia ha scalzato la Francia, che ha premuto fino all’ultimo per piazzare 3 fregate Fremm versione Extended Range, assai più grandi e costose delle corvette italiane.
Si è trattato di una lunga competizione, che ha visto impegnati sia i vertici delle aziende che il Governo italiano; ad assicurare la commessa hanno contribuito fortemente le tensioni crescenti fra Parigi e Doha, a causa dell’impegno francese in Libia al fianco del generale Khalifa Haftar, uomo di Al-Sisi e nemico giurato delle milizie sostenute dal Qatar.
Questo è il secondo successo di esportazione nell’area, dopo la recente commessa siglata con il Kuwait per la fornitura di 28 Eurofighter Typhoon, compreso un pacchetto completo di assistenza, formazione e pezzi di rispetto, del valore fra i 7 e gli 8 Mld, di cui la quota italiana di Leonardo-Fimeccanica, in quanto capocommessa e aggiudicataria del contratto, è di oltre il 50%.
Resta tuttavia da vedere quali contropartite possano essere chieste dai Paesi del Golfo per questi contratti, che hanno sempre risvolti politici. È più probabile, tuttavia, che l’Italia sia entrata in gioco come alternativa tecnologicamente credibile a Paesi (vedi la Francia) che sul palcoscenico internazionale stanno dando prova di eccessiva spregiudicatezza, schierandosi scopertamente (e pesantemente) per l’una o l’altra parte nelle tante crisi in atto, e pensando di non dover pagare per questi repentini cambi di fronte.