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Shell, maxi risarcimento agli abitanti del Delta del Niger

È la più grande vittoria ambientale mai ottenuta finora da uno Stato africano: David ha vinto contro Golia. La compagnia petrolifera Royal Dutch Shell verserà 55 milioni di sterline, pari a circa 84 milioni di dollari a titolo di risarcimento agli oltre 15.600 pescatori Ogoni della comunità di Bodo, sul Delta del Niger, danneggiati dalle due fuoriuscite di greggio avvenute tra il 2008 e il 2009.

L’accordo di risarcimento, il più alto nella storia del Paese, è stato ottenuto senza ricorrere ai tribunali, una cifra più bassa rispetto ai 300 milioni chiesti dalla comunità colpita, ma che ha trovato d’accordo entrambe le parti, dopo una battaglia legale di tre anni. Nel 2011, infatti, l’offerta iniziale della Shell per la comunità di Bodo era di appena 4mila sterline complessive (circa 6mila dollari). La Shell aveva accettato fin dall’inizio che le fuoriuscite di petrolio a Bodo erano state causate dalle cattive condizioni e dalla mancata manutenzione degli oleodotti, ma aveva anche aggiunto che gran parte dell’inquinamento era dovuto a furti e sabotaggi.

Inoltre, è la prima volta che l’indennizzo per gli sversamenti del petrolio viene pagato direttamente a singoli individui anziché a capi locali o all’intera comunità, onde evitare episodi di corruzione e appropriazione di fondi. Secondo lo studio legale Leigh Day che rappresenta i pescatori, gli 84 milioni di dollari saranno così suddivisi: 30 milioni a beneficio della comunità nel suo complesso e un conto di circa 3300 dollari a ciascun pescatore danneggiato.

Shell e inquinamento ambientale

Il Delta del Niger è stato spesso al centro di episodi legati all’inquinamento ambientale da parte delle numerose compagnie petrolifere che trivellano ed estraggono l’oro nero nella zona. Dalle ruberie di petrolio da parte di singoli o da bande armate all’inquinamento dovuto al gas flaring, pratica che consiste nel bruciare il gas presente nei giacimenti e che provoca forti irritazioni agli occhi, secondo un rapporto di Amnesty International.

Il Delta del Niger è una delle zone dell’Africa più soggetta a danni ambientali di grandi proporzioni. I problemi dell’inquinamento e del controllo esercitato dalle grandi compagnie petrolifere stanno alla base della nascita del gruppo armato del Mend, il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, nato nel 2004 e che ha portato a termine numerosi sequestri contro tecnici occidentali che lavorano nella zona, impegnato in una lotta armata contro la degradazione e lo sfruttamento dell’ambiente naturale da parte di corporazioni e multinazionali straniere coinvolte nell’estrazione del petrolio e del sottosuolo della regione.

Certo è stata una grande vittoria per gli abitanti di Bodo che possono contare su un conto di 3300 dollari. Ma bastano quei dollari a risarcirne il lavoro perduto irrimediabilmente come pescatori o agricoltori e le fonti di acqua locale contaminate dagli sversamenti di quel tubo sul Trans Niger Pipeline, gestito da Shell, che prende l’olio dai suoi campi fino al terminale di esportazione a Bonny sulla costa trasportando circa 180mila barili di petrolio al giorno?

di Cristina Amoroso

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