Marwan Barguthi parla dal carcere: chi lo ascolterà?
In un’intervista rilasciata al The Palestinian Information Center, Marwan Barguthi, leader palestinese e deputato detenuto da Israele ha esposto la sua visione su molti aspetti della Questione Palestinese tra cui le modalità che, secondo lui, andrebbero seguite per raggiungere una concreta unità nazionale attraverso il dialogo con Hamas.
Il leader ha gettato 10 punti da seguire nella strategia da lui pensata:
- Stabilire un dialogo onesto e trasparente tra il Comitato centrale di Fatah e l’ufficio politico di Hamas senza rimetterlo ai delegati. Tenere incontri con cadenza temporale ogni settimana per almeno tre mesi poiché gli aspetti da affrontare e chiarire sono tanti: porre le basi solide per una collaborazione, costituire governo e Consiglio legislativo insieme al resto delle istituzioni tra cui gli apparati di sicurezza. Farne uscire una bozza.
- Una fase successiva Barguthi la prevede a livello nazionale con la partecipazione di tutte le forze politiche, sociali ed economiche, con la presenza di esponenti del mondo intellettuale e accademico, con le varie generazioni e la giusta rappresentanza di genere, con ex detenuti ed esponenti dei palestinesi all’estero. Da qui dovrebbe essere prodotta una carta nazionale che sancisca la collaborazione e l’interdipendenza di ciascuno dei presenti. Un altro documento dovrà invece riguardare l’affare dei prigionieri.
- La soluzione politica e diplomatico-negoziale è rimessa a quest’organizzazione e pertanto all’Autorità nazionale palestinese resta la gestione dei servizi tra Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme senza che entri nel merito delle questioni politiche e di sicurezza.
- Indire elezioni presidenziali e legislative.
- I protagonisti di questo dialogo dovranno garantire che vi sia sempre consenso di tutti.
- Trovandosi il popolo palestinese nel pieno della fase di liberazione, le parti devono restare coerenti con un discorso di liberazione nazionale.
- Accettare e garantire il pluralismo politico e di partito come pure la libertà di opinione e d’espressione, quella di stampa e le libertà personali, l’indipendenza della magistratura, dei sindacati e del mondo dell’associazionismo e confermare e rinforzare il ruolo della società civile. Parallelamente si deve rifiutare qualunque forma di tortura e di detenzione per proclamare lo stato di diritto e garantire la partecipazione delle donne.
- Sul principio di resistenza, chi è sul campo deve saper scegliere sempre la giusta misura e forma sulla base alla strategia generale.
- Pieno sostegno al movimento di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) sia a livello ufficiale sia popolare, a dimostrazione di come questa forma di lotta sia espressione della democraticità della causa palestinese.
- Tornando su aspetti tecnici, si suggerisce di formare una missione governativa di unità nazionale per allestire il processo elettorale (legislative e presidenziali e del Consiglio nazionale), per far ripartire la Striscia di Gaza, per affermare la centralità di Gerusalemme nello Stato palestinese e per formare un nuovo governo democraticamente eletto.
Dal carcere di Israele, il leader palestinese che di recente è stato insignito del premio Nobel per la pace si riconferma un gran dialogatore distaccato dai giochi di potere di chi è sul campo e le sue parole non possono che aumentare l’orgoglio del suo popolo che lo ascolta. Tuttavia, dati i precedenti storico-politici della nazione palestinese e viste le motivazioni che hanno bloccato da anni il processo di unità nazionale palestinese – futili rispetto a quello che sarebbe dovuto essere l’obiettivo generale – esiste qualcuno nella scena politica palestinese disposto a seguire i suggerimenti e le concrete disposizioni tecniche dispensate da Marwan Barguthi?
di Redazione