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Mali. Tra fame e terrore, continua la fuga dal paese

di Giovanni Sorbello
Il numero di persone che dal Mali fuggono nei paesi vicini continua a salire.

Secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, più di 4mila profughi dal Mali sono arrivati in Mauritania solo dal 11 gennaio, quando la Francia ha lanciato la sua guerra contro il Mali, con il pretesto di arrestare l’avanzata dei combattenti nel paese.

Anche la Mauritania, il Burkina Faso e il Niger stanno fornendo un riparo agli sfollati maliani.

Il 22 gennaio Adrian Edwards, portavoce per l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), ha dichiarato in una conferenza stampa a Ginevra che sono in continuo aumento le persone che fuggono dal Mali, a causa degli attacchi aerei e dei combattimenti. Edwards ha aggiunto che i rifugiati patiscono la crescente mancanza di cibo e carburante.

Il 18 gennaio il portavoce dell’Unhcr Melissa Fleming ha avvertito che “in un prossimo futuro potrebbero essere fino a 300mila le persone sfollate dal Mali”. Le cifre non comprendono gli attuali 229mila persone già sfollate all’interno del paese e 147mila rifugiati che sono fuggiti nelle nazioni vicine.

La Fleming ha inoltre dichiarato ai giornalisti a Ginevra, che Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Belgio, Germania e Danimarca hanno già confermato il loro sostegno alla guerra francese.

La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) si è anche impegnata a sostenere la guerra con l’invio di 5.800 soldati in Mali. Alcuni analisti politici ritengono che le floride risorse naturali del Mali, soprattutto oro e riserve di uranio, potrebbero essere i veri motivi alla base dell’aggressione militare francese. Come spesso accade nel mondo, la fame di un popolo nasce proprio dalla ricchezza della sua terra.

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