L’urlo della Grecia non è mai stato così forte
Sono in molti a chiederselo: la Grecia che fine ha fatto? Sono finite le manifestazioni? Sono rientrati tumulti e scioperi? Assolutamente no. Semplicemente, se ne parla di meno, perché ciò che sta accadendo probabilmente è sfuggito dalle mani di chi ha voluto e causato il caos del Paese ellenico. Partiamo da una notizia, che in tempi normali avrebbe del clamoroso: dopo la rimozione, nel 2011, degli apparati dirigenti dell’esercito, il governo nei giorni scorsi, di fretta e furia, ha anche rimosso diversi dirigenti della polizia. Motivo? Questi episodi dimostrano come il governo tema che gli apparati militari e di sicurezza possano da un momento all’altro andare contro le volontà dell’esecutivo, in poche parole ad Atene c’è “aria” da colpo di Stato.
Molti dirigenti della polizia infatti, avevano più o meno pubblicamente manifestato la propria contrarietà al clima di austerity imposto dalla troika europea, visto che gli stessi poliziotti spesso sono ridotti quasi alla fame e non riescono ad arrivare alla fine del mese; così, l’esecutivo ha pensato che era bene far piazza pulita ed evitare brutte sorprese. Ma in realtà, la mossa sopra descritta, può far propendere l’ago verso un contesto di paura ed insicurezza il quale, accompagnato da recenti sondaggi in cui i greci dimostrano nostalgia per i colonnelli, potrebbe rappresentare il preludio ad una svolta importante ad Atene.
Che il governo ha paura e che la stessa UE rischia di perdere il controllo della bomba che ha innescato, lo si capisce anche da un altro gesto: tentare di dividere la piazza. Infatti, qualche giorno fa c’è stata una misteriosa aggressione mortale verso un rapper ateniese considerato di estrema sinistra; senza alcuna prova, le autorità giudiziarie hanno messo in galera un giovane inizialmente considerato come un militante di Alba Dorata. Al di là, per l’appunto, del fatto che le prove non sembrano così schiaccianti per il ragazzo imprigionato, si è anche venuto a sapere che il giovane non era affatto iscritto al partito di estrema destra entrato in Parlamento durante le ultime elezioni. Ma tanto è bastato, per far esplodere la violenza politica e nelle strade greche, si era smesso di inveire contro la troika europea, riprendendo invece slogan antifascisti abbandonati da tempo, in nome della comune lotta contro l’Euro; in quei giorni, i media ellenici hanno tuonato pesantemente contro Alba Dorata, nel tentativo di isolare questo partito e soprattutto di dividere il fronte antisistema.
Ma è durato poco; scoperto l’arcano, anche i più facinorosi hanno smesso di incendiare bandiere di Alba Dorata e si è ripartiti con nuovi scioperi generali, bloccando il Paese e fermando di fatto ogni attività. Dunque, la Grecia non è recuperata e pacificata come il silenzio dei media europei porterebbe a pensare. Oramai, oltre alla nostalgia verso il periodo dei colonnelli, vi è da sottolineare come il 60% dell’opinione pubblica ha perso ogni fiducia verso i partiti dell’ex “arco costituzionale”, dichiarandosi invece più propensa a sperimentare nuovi sistemi politici, ma soprattutto chiedendo a gran voce l’uscita dall’Euro o comunque la fine di un’austerity che condanna il Paese al sesto anno consecutivo di recessione.
In più, adesso anche i rettori delle Università iniziano a non ostacolare le proteste quotidiane che si svolgono negli atenei greci; questo perché, la stessa sopravvivenza dei presidi universitari, è a serio rischio: mancano bidelli, professori, manca anche il materiale, non si può far lezione in certi casi, insomma il sistema dell’istruzione superiore, e non solo, è a dir poco al collasso. Quindi, tra silenzi, omissioni, paure e proteste, la Grecia continua a far sentire il suo grido disperato e continua a resistere al tentativo sempre più aggressivo di svendita della sua sovranità, della sua storia e soprattutto della sua cultura. Il grido di Atene, è in realtà anche il grido di tutti gli europei che non si arrendono nel vedere maltrattato e ridotto a nuovo terzo mondo il vecchio continente.