CronacaSocietà

Luana D’Orazio non avrebbe dovuto usare i macchinari

Non si è ancora spento l’eco sulla morte di Luana D’Orazio che le indagini hanno rivelato quello che un po’ tutti sospettavano sin dal primo momento. Infatti, la giovane non avrebbe dovuto lavorare sull’ordito perché venne assunta con mansioni di catalogazione. Si indaga anche per capire se le norme di sicurezza sono state rispettate. 

Mansioni di catalogazioni. Allora, perché Luana D’Orazio si trovava dinnanzi ad un macchinario che per essere utilizzato ha bisogno di pratica ed esperienza? Si suppone che essendo stata assunta per altra mansione non avesse le competenze necessarie per far funzionare l’ordito che è un macchinario molto pericoloso. 

L’ordito è stato sottoposto a sequestro, idem il macchinario gemello. A quanto trapela dall’inchiesta, dal macchinario dove si trovava Luana D’Orazio sarebbe stata rimossa una grata protettiva che avrebbe dovuto impedire ai dipendenti di rimanere impigliati durante il processo di lavorazione, cosa che invece non è successa.

Altra questione è capire se la giovane fosse stata formata per lavorare con quel macchinario che per contratto avrebbe dovuto essere affiancata da qualcuno con più esperienza cosa che, a quanto pare, non è avvenuto visto che la ragazza lavorava da sola e nessuno si è accorto che il macchinario l’avesse risucchiata se non dopo tempo.

Luana D’Orazio, mancava la saracinesca protettiva

“Mancava la saracinesca protettiva”, questa la motivazione della Procura di Prato ed è per questo che sono stati indagati Luana Coppini, titolare dell’azienda e l’addetto alla manutenzione del macchinario Mario Cusimano.

Eppure non siamo dinnanzi ad uno scenario nuovo: scarsa o del tutto assente sicurezza sul luogo di lavoro, scarsa competenza del personale, scarsa formazione il tutto per il solito motivo quello del risparmio. Risparmiare sulla vita delle persone, avere la possibilità di fare tutto questo senza nessun controllo, senza incorrere in nessuna sanzione, contando anche sul silenzio dei lavoratori che si trovano ad accettare mansioni che non gli competono, per portare a casa qualcosa da mettere sulla tavola.

Piccole e medie imprese che vivono galleggiando in una terra di nessuno, approfittando della disperazione della gente che ha necessità di lavorare, approfittando della mancanza dei controlli degli ispettori del lavoro che sono sempre più delle figure mitologiche di cui si narra l’esistenza.

Lavoratori che devono sottostare alle soverchierie dei datori di lavoro che, in una nazione perennemente in crisi, si trovano “risorse umane” sempre fresche, disponibili ad accollarsi mansioni che non gli spettano pur di portare a casa il necessario per sopravvivere, entrando di diritto in quella macabra ma veritiera definizione di “nuovi schiavi.”

di Sebastiano Lo Monaco

Mostra altro

Articoli correlati

Lascia un commento

Pulsante per tornare all'inizio

IlFaroSulMondo.it usa i cookies, anche di terze parti. Ti invitiamo a dare il consenso così da proseguire al meglio con una navigazione ottimizzata. maggiori informazioni

Le attuali impostazioni permettono l'utilizzo dei cookies al fine di fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Se continui ad utilizzare questo sito web senza cambiare le tue impostazioni dei cookies o cliccando "OK, accetto" nel banner in basso ne acconsenterai l'utilizzo.

Chiudi