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Luana D’Orazio, ennesima vittima sul lavoro

Luana D’Orazio, ennesima vittima sul lavoro – Le morti sul lavoro vengono raccontate dai nomi, dalle fotografie che compaiono sui quotidiani e dall’età della vittima. Sarà la stessa cosa per questo ennesimo, tragico, racconto di una vita troppo presto strappata e non per una tragedia inevitabile ma per qualcosa che è assolutamente evitabile e che nessuno fa nulla. Come detto dal primo ministro italiano in una conferenza stampa, il problema principale del lavoro in Italia è “la produttività”. Si capisce subito che la sicurezza e i diritti dei lavoratori sono un argomento stantio che in Italia non trova voce se non nei giorni successivi alle tragedie.

Luana D’Orazio finita negli ingranaggi di un macchinario

Luana D’Orazio, 22 anni e già mamma di una bambina che vivrà il resto della vita senza l’affetto più caro, quello della madre. Bisognerà raccontarle che la mamma non è tornata dal lavoro, da quel lavoro che avrebbe dovuto garantire un futuro. Luana D’Orazio è finita negli ingranaggi di un macchinario che ha continuato a funzionare quando non avrebbe dovuto più farlo.

Una giornata di lavoro come tante, ma questa volta niente sarà più come prima perché alle 11:30 dentro la ditta “Orditura”, la giovane Luana rimane intrappolata nel macchinario dell’ordito. A nulla sono valsi i soccorsi del personale del 118 e dei Vigili del Fuoco giunti sul posto dove sono arrivati anche gli ispettori del lavoro. Figure sempre più mitologiche e non per demerito loro ma perché poche per via dei tagli che si continuano ad effettuare. Dovrebbero vigilare sulla sicurezza dei luoghi di lavoro ma che compaiono quando ormai è troppo tardi, come ieri.

“Chiediamo sicurezza ma sembriamo cani che abbaiano alla luna”, dicono i colleghi della ventiduenne. Macchine che mangiano operai come il lavoro che ingoia la vita dei lavoratori sempre più vittime sacrificali di un capitalismo disumano che deve divorare tutto per poter sopravvivere.

Lavoratori che rischiano di perdere il lavoro se denunciano, lasciati soli nel silenzio complice dei sindacati, lasciati soli da chi dovrebbe assicurare loro un posto di lavoro al riparo da rischi. Un sistema che ammazza, che piange lacrime di coccodrillo ma che si rimetterà all’opera immediatamente a beneficio dell’unico grande interesse, il profitto.

di Sebastiano Lo Monaco

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