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Losanna, nulla di fatto al vertice Usa-Russia

Sabato scorso, a Losanna, la conferenza di pace sulla Siria è fallita dopo solo quattro ore di inutili discussioni. Come è ovvio che accadesse viste le premesse. Il vertice, fortemente voluto dagli Usa e dai suoi alleati del Golfo ufficialmente per motivi umanitari, nella realtà per tentare di fermare i continui progressi sul campo dell’alleanza fra Russia e Asse della Resistenza, si è infranto su quello che il nodo irrisolto di tutte le precedenti trattative sulla Siria: il rifiuto degli Stati Uniti di separare i terroristi, da continuare a combattere, dai cosiddetti “ribelli moderati” sempre evocati e mai identificati, da includere in una eventuale tregua.

LosannaÈ lo stesso nodo di fondo che ha fatto naufragare la tregua del settembre scorso: gli Usa sono disposti a colpire l’Isis (ma non a distruggerlo perché, malgrado fuori controllo, esercita comunque un ruolo destabilizzante utile ai disegni di Washington), ma, anche se a parole sono stati costretti a considerare Jabhat Fateh al-Sham (il nuovo nome di al-Nusra, ovvero Al-Qaeda in Siria) come terrorista, non sono affatto disposti a colpirlo.

Al-Nusra (continuiamo a chiamarlo così, perché l’altro nome è solo una ridicola finzione a beneficio dei suoi finanziatori) è l’asse portante dei “ribelli”, a qualunque sigla appartengano; abbatterlo significa abbattere il meccanismo di aggressione alla Siria. Esattamente quello che gli Usa vogliono ritardare il più possibile. D’altronde, dietro al-Nusra ci sono i tanti alleati degli Usa nella regione, Arabia saudita e Qatar in testa, che stanno tentando di aiutarlo in ogni modo per guadagnare tempo.

L’imbarazzo per l’Amministrazione Usa è evidente: malgrado i media dirottino l’attenzione su altri temi, per il Segretario di Stato Kerry ogni incontro con il ministro degli Esteri russo è un calvario, perché Lavrov ha gioco facile da un canto nel ricordare l’impegno preso da Washington contro il terrorismo (e quelli di Al-Qaeda sono certamente terroristi), dall’altro a sostenere che se “ribelli moderati” ci sono in Siria, che si distacchino dai terroristi per beneficiare di una tregua. Cosa che Kerry sa bene essere impossibile.

Né a Kerry è facile sostenere dinanzi a Lavrov che Mosca e Damasco bombardano i civili, quando Riyadh massacra indiscriminatamente la popolazione yemenita e la affama con un blocco disumano, col totale appoggio di Washington.

Dunque il vertice è stato un nuovo nulla di fatto, che rende sempre più nervosi i Paesi che hanno tirato le fila dell’aggressione alla Siria, e che ora non solo vedono naufragare il loro progetto ma, paradossalmente, assistono all’affermarsi dell’Asse della Resistenza, rinsaldatosi e reso coeso proprio grazie alla loro aggressione.

A Losanna c’erano ancora una volta tutti, malgrado fosse chiaro dall’inizio l’inutilità della trattativa: è stato Lavrov ad insistere perché intervenisse anche l’Iran che all’inizio voleva snobbare il vertice, e Teheran ha preteso che l’incontro fosse allargato, perché emergessero tutte le posizioni degli attori impegnati. Un chiaro gioco delle parti con Lavrov, alla vigilia degli eventi risolutivi delle crisi di Siria ed Iraq: l’offensiva finale su Mosul e la liberazione di Aleppo.

Oltre a Stati Uniti, Russia ed Iran, erano presenti Arabia Saudita, Qatar e Giordania, ma anche Turchia ed Egitto. La presenza di questi ultimi due Paesi è stata voluta per prendere le misure al loro progressivo cambiamento di campo dinanzi ai loro precedenti “alleati”.

Per il resto, malgrado i tentativi di Kerry di dare un senso ad un incontro per lui fallimentare, a Losanna è stato il nulla. Lavrov, da parte sua, si è limitato a parole di circostanza, ed a consultarsi separatamente con il Ministro degli Esteri iraniano e quello iracheno, ovvero con rappresentanti dell’Asse della Resistenza.

Insomma, a parte le solite bufale dei media, chiamati a dare enfasi all’evento, è stato un vertice universalmente giudicato mal preparato e peggio svolto; più che altro uno degli ultimi atti di un’Amministrazione Usa in procinto dell’addio, costretta dai suoi alleati a sollecitare il summit, ma ormai cosciente della propria sconfitta non solo in Siria ma in tutta l’area, e preoccupata solo di salvare il salvabile se possibile.

Per gli altri, il vertice di Losanna è stata l’ennesima constatazione di impotenza, del crollo di passati equilibri che hanno permesso loro di spadroneggiare e del voltafaccia di alleati che ora saltano sul carro di chi, dopo lotte durissime, sta vincendo.

Quale ultima notazione, è da registrare la richiesta, da parte di Washington e dei suoi alleati, di un inasprimento delle sanzioni su personalità del legittimo Governo della Siria e dei Paesi suoi alleati quale ritorsione. Quantomeno singolare da parte di chi, fin dall’inizio, alimenta in tutti i modi quel massacro e ne è la causa prima.

di Salvo Ardizzone

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