L’Onu condanna “a parole” i raid dei droni americani
Un’inchiesta presentata ieri dalle Nazioni Unite e condotta dal relatore speciale Ben Emmerson, accusa il governo americano di utilizzare i droni per attacchi fuori dalle zone di guerra, infrangendo così le norme giuridiche internazionali.
Secondo il rapporto, gli attacchi dei droni americani hanno provocato la morte di quasi 500 civili in Afghanistan, Pakistan e Yemen negli ultimi dieci anni. L’indagine di Emmerson ha ulteriormente indicato nella relazione che 2.200 persone, tra cui 400 civili, sono morti negli attacchi dei droni Usa nel solo Pakistan negli ultimi dieci anni.
Un rapporto simile dell’Onu afferma che l’uso di droni armati minaccia anche la sicurezza globale e incoraggia gli altri Stati membri a dotarsi di aerai senza pilota per scopi bellici.
Il rapporto, che è stato presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite condanna gli Stati per l’utilizzo di droni armati, chiedendo maggiore trasparenza e a rendere pubbliche le modalità del loro utilizzo.
Washington utilizza i droni in diversi Paesi come parte del suo programma mirato all’uccisione di “terroristi” o presunti tali. Alcuni ex piloti di droni americani hanno confermato l’uccisione di numerosi civili durante gli attacchi aerei. Purtroppo alle condanne da parte dell’Onu contro gli Stati Uniti non hanno mai fatto seguito azioni reali e di contrasto alle innumerevoli violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani. Da sempre, l’Onu funge da ombrello politico alle tante “imprese” militari di Usa&company in tutto il mondo, rendendosi così complice di massacri e crimini di guerra.
Le condanne formali che oggi vengono indirizzate dall’Onu agli Stati Uniti, sanno più di vile ipocrisia che di atto in difesa dei diritti umani e della libertà di ogni singolo uomo su questa terra.