Lombardia: autostrada Brebemi, lo scandalo corre sulla Milano-Brescia
La Brebemi è un’autostrada doppione della A4; cinquanta chilometri d’asfalto a sei corsie che corrono da Brescia a Milano, paralleli all’altra arteria. Per anni l’hanno voluta fortissimamente tutti i politici locali con la Lega in testa che, quando ci sono opere faraoniche da fare, purché siano al Nord non bada a spese, malgrado si rivelino regolarmente dei flop colossali quanto costosi (vedi Malpensa).
E un flop la Brebemi s’è subito dimostrata: il 23 luglio, al momento dell’inaugurazione, Francesco Bettoni, il Presidente, ha dichiarato con enfasi che si trattava della prima grande opera “tangent free”, peccato si sia dimostrata piuttosto libera dal traffico. Secondo il piano finanziario e gli studi progettuali, doveva partire con un flusso stimato di 40mila vetture giornaliere per assestarsi sulle 60mila a regime; invece nella prima settimana sono state 16mila, secondo i dati della stessa Brebemi che dopo non ne ha più diffusi. Per il Corriere della Sera, ad agosto, sono state 13mila e per Legambiente, a metà settembre, 16mila; un flusso che, malgrado i pedaggi proibitivi (9,10 euro per la tratta di 50 Km contro i già cari 6,70 dell’A4 sul medesimo tragitto), fa saltare fin dall’inizio il piano finanziario del massiccio investimento.
Si tratta di 2,4 Mld che, così come stanno le cose, finiranno per schiacciare la Brebemi. L’autostrada, infatti, è stata costruita in project financing, vale a dire che un gruppo di privati ed enti (fra cui Intesa Sanpaolo e il Gruppo Gavio) ci hanno scommesso, pensando di fare un affare con quell’infrastruttura. Bettoni s’è sempre vantato che è stata un’opera realizzata senza un euro di denaro pubblico, peccato che molti di quei soldi siano venuti da Cassa Depositi e Prestiti e dalla Banca Europea degli Investimenti (che sono pubbliche) e non dai capitali dei soci.
Ora, dopo neanche tre mesi, la tanto vantata operazione rischia già di saltare, e con lei la vanteria di un’autostrada costruita solo grazie ai privati, perché, la Brebemi, oltre a chiedere un prolungamento della concessione da 20 a 30 anni (ovviamente senza alcuna gara), pretende un contributo di 80 ml e la defiscalizzazione dei lavori già ultimati per oltre 400: in totale circa mezzo miliardo di aiuti e siamo solo all’inizio.
Nel frattempo rimane un’opera gigantesca quanto inutile, su cui, per inciso, non si può neppure fare benzina perché le gare per assegnare gli autogrill sono andate deserte (mica sono scemi i potenziali gestori, ad accettare contratti assurdi sulla base d’un traffico vantato a parole). Una distesa d’asfalto che ha divorato 900 ettari di terreno agricolo in massima parte produttivo e che ne ha compromesso molti altri, con la pratica acquiescenza delle associazioni di categoria agricole. A proposito: sapete chi rappresentava la più influente di esse? Bettoni, da decenni alla testa delle dirigenze di Brescia e Lombardia di Confagricoltura.
Un’ultima notazione: quanti posti di lavoro avrebbero assicurato quei 2,4 Mld se, invece d’essere impiegati in un’opera inutile per il tornaconto dei soliti “furbetti”, fossero stati immessi nel circolo dell’economia reale, quella delle piccole e medie imprese che la ricchezza vera la producono? E quanto avrebbe finito per risparmiare lo Stato se si fosse limitato a garantirli quei crediti dati al lavoro, invece di trovarsi sulle spalle una megastruttura in perdita netta da mantenere?