Continua l’offensiva su Idlib e Aleppo
È in pieno svolgimento l’offensiva per liberare Idlib e Aleppo; dalle prime ore del 15 novembre le forze russe e quelle siriane hanno cominciato un pesante martellamento che sta colpendo depositi, autoparchi, centri di comando, basi e strutture d’addestramento. È la logistica e la capacità di reazione di “ribelli” e terroristi che sta andando in briciole, frantumandone la capacità di reazione all’imminente attacco delle forze di terra. L’ordine di scatenarla è venuto dopo il lungo colloquio telefonico tra il presidente Putin e il neoeletto Trump.
A muoversi per primo è stato il gruppo di battaglia della Admiral Kuznetsov: la fregata lanciamissili Admiral Grigorovich ha lanciato i suoi cruise 3M-14 Kalibr contro obiettivi di Jaish al-Fateh nelle aree di Idlib e Aleppo, subito seguita dai Su-33 e dai Mig-29KR imbarcati. Ma a riaccendersi, dopo due mesi di relativa calma, è stato tutto il fronte del nord-ovest, con l’impiego di artiglieria pesante e carri armati ed il massiccio intervento dell’Aviazione russa basata a Hmeimym e siriana, che hanno colpito anche nei Governatorati di Homs e Deir Ezzour.
Negli attacchi, Mosca ha autorizzato per la prima volta l’uso operativo del K-300P Bastion, un sistema di difesa costiero che impiega il missile pesante supersonico Oniks. Il sistema, nato come anti-nave e schierato nei pressi di Banyas (Tartus), è stato impiegato con successo contro obiettivi terrestri a Idlib e Homs, testando probabilmente un nuovo sistema di “aggancio” del bersaglio.
Nell’ambito dell’offensiva in corso, sono intervenuti anche bombardieri strategici russi a lungo raggio Tu-95 Bear H, che hanno sganciato missili da crociera dal Mediterraneo, dopo essere decollati dal territorio russo e sorvolato Mare del Nord e Atlantico, coprendo una distanza di oltre 11mila chilometri con due rifornimenti in volo per compiere la missione.
A entrare in azione a breve, saranno anche i Kalibr di due sottomarini d’attacco nucleari classe Akula e del sottomarino diesel-elettrico classe Kilo che incrociano al largo delle coste siriane.
Martellando le aree di Idlib, Aleppo e Homs, Mosca sta testando in condizione operativa i suoi dispositivi militari, come l’Svp-24 Gefest montato sui Su-33 della Kuznetsov che consente di sganciare le bombe convenzionali con una precisione simile a quella degli ordigni guidati (deviazione dal bersaglio “puntato” 3-5 m.).
Il motivo di questa dimostrazione è triplice: oltre a demolire “ribelli” e terroristi, la manifestazione di efficienza dell’apparato militare russo sfata definitivamente i vecchi pregiudizi sul degrado in cui era caduto dopo la disgregazione del’Urss, lanciando un preciso messaggio deterrente a chiunque pensasse di prendere con leggerezza un confronto convenzionale con Mosca. Inoltre, il teatro siriano è un set perfetto per mettere in mostra l’affidabilità dei prodotti dell’industria della Difesa russa, che sta piazzando ordini di vendita in tutto il mondo.
L’offensiva su Idlib e Aleppo che è in atto da giorni, e che sta distruggendo le capacità militari dei terroristi e decapitando le loro formazioni ( non si contano i centri di comando distrutti grazie alla precisione degli attacchi ed all’accuratezza dell’Intelligence; solo giovedì è stata annunciata l’uccisione di tre alti comandanti di al-Nusra nell’area di Idlib), è la preparazione a quel massiccio attacco finale per centrare gli obiettivi principali: liberare Aleppo e poi Raqqa e neutralizzare la minaccia proveniente dal Governatorato di Idlib.
Obiettivi che Damasco e i suoi alleati vogliono cogliere al più presto, mettendo la nuova Amministrazione Usa dinanzi al fatto compiuto nel momento del suo insediamento. Dopo, si aprirà la partita per il riassetto di Siria ed Iraq con le potenze confinanti (Turchia in testa), ma lo si farà da una posizione di forza.
Per questo il Pentagono sta puntando sulle “Forze Democratiche Siriane”, ovvero sui curdi delle Ypg e sul coacervo di milizie che ha a libro paga, per fare progressi nell’offensiva che hanno fatto partite a inizio novembre verso Raqqa, e che si trova impantanata.
Con tutta probabilità, con l’offensiva scatenata su Idlib ed allargata agli altri punti cruciali del conflitto, la guerra è entrata nella sua fase finale ed è chiaramente indirizzata verso la vittoria dell’Asse della Resistenza e dei suoi alleati. E che sia questo l’epilogo annunciato, è testimoniato dal precipitoso riposizionamento di tanti Stati, che fino a ieri orbitavano nel campo di chi pensava di smembrare Siria ed Iraq.
Piaccio o no, un nuovo Medio Oriente sta sorgendo, e i radicali cambiamenti nell’area sono solo all’inizio.
di Salvo Ardizzone