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Studio Usa: lo smog danneggia il cervello

Che lo smog nelle nostre città non fosse un toccasana lo sapevamo già, ma oggi quello che rivela uno studio – i cui risultati sono stati pubblicati dalla rivista medica Lancet – mette i brividi: le particelle di smog che inaliamo insieme a 10mila litri d’aria al giorno possono arrivare fino al cervello.

Già nel 2013 la stessa rivista aveva reso noto i dati di uno studio molto ampio, condotto in 36 diversi centri europei (fra cui l’Italia) e che aveva visto coinvolte 300mila persone tra i 43 e i 73 anni in nove Paesi diversi. I dati ottenuti, riconducibili al progetto Escape (European Study of Cohortes for Air Pollution Effects) riguardavano persone tenute in osservazione per ben 13 anni.

Bene, cosa rivelava lo studio? Sostanzialmente, un significativo quanto preoccupante aumento dell’incidenza del cancro ai polmoni nei soggetti esposti a particelle sottili, ovvero il pm 10 e il pm 2,5; particelle legate soprattutto all’inquinamento da traffico, ma anche ad altre sostanze prodotte da riscaldamenti o dalle industrie.

Dunque, respirare aria inquinata fa male ai nostri polmoni, questo è ormai assodato. Ma oggi l’allarme riguarda un’altra parte delicatissima del nostro corpo, ovvero il cervello. Torniamo alla preoccupante scoperta di questi giorni per cercare di capire qual è l’elemento nuovo che allarma studiosi e ricercatori.

Smog invecchia il cervello di un anno

È lo sconcertante risultato di uno studio americano condotto sui sessantenni. La rivista Lancet rivela che lo smog è legato a un aumento dei casi di demenza. Rispetto alla media della popolazione, chi vive a meno di 50 metri da una grande arteria stradale ha un rischio aumentato del 7% di esserne colpito. Chi vive tra 5 e 100 metri del 4%. Chi viva fra 100 e 200 metri del 2%. Sono i calcoli fatti dai ricercatori del Public Health Ontario e dell’Istitute for Clinical Evaluative Sciences. Lo studio ha messo a confronto l’indirizzo di casa e lo stato di salute di 6,5 milioni di persone in Canada fra 20 e 85 anni per un decennio.

Gli indizi cominciano ad essere troppi per ignorarli, come spiega Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di Biomedicina ed Immunologia molecolare del Cnr di Palermo: “Ci sono effetti chiari sui polmoni e sul cuore, sia per quanto riguarda l’ispessimento delle arterie che le aritmie”. Non meno allarmante il monito che giunge dal King’s Collage di Londra secondo cui l’inquinamento ci toglie nove mesi di vita. L’organizzazione di Ginevra stima in tre milioni ogni anno le morti premature attribuibili all’aria malsana (480 mila in Europa e 21 mila in Italia). Un mix di particolato fine, ozono, biossido di azoto, biossido di zolfo e monossido è responsabile di questi decessi. Non a caso l’Oms l’ha definito un killer più pericoloso di malaria e Aids.

Urge svolta alle politiche ambientali

È tempo per le nostre istituzioni ed il corpo sociale di essere più audaci, e con coraggio dare una svolta alle politiche ambientali. Altrimenti nei prossimi anni lo scenario sarà devastante. In buona sostanza, non basta più la bontà delle intenzioni, ma azioni concrete volte a individuare soluzioni efficaci per diminuire drasticamente l’inquinamento nelle nostre città. E la soluzione non risiede certo nel palliativo delle targhe alterne.

di Adelaide Conti

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