Palestina

L’Iran continua il ruolo di mediazione in Siria

E’ chiara la posizione dell’Iran nei confronti di una Siria massacrata dai disordini e dagli attentati terroristici. Crimini contro l’umanità condotti da gruppi armati che hanno un solo obbiettivo: creare instabilità e terrore per meglio denigrare la figura del Presidente Assad per far cadere il suo governo. Migliaia di civili sono stati uccisi negli attacchi condotti da queste milizie armate d’ispirazione salafita.

“Per fortuna, a seguito dell’affermazione dell’apparato diplomatico dell’Iran nell’anno corrente, l’approccio politico era prioritario e molti paesi hanno aderito, anche grandi gruppi, tra cui la Coalizione Nazionale guidata da Maaz al-Khatib, hanno annunciato la loro disponibilità a negoziare con la Repubblica islamica dell’Iran e dei funzionari del governo siriano”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Ramin Mehman-Parast (FNA).

Un discorso, quello pronunciato da quest’ultimo, che lascia trasparire le chiare intenzioni dell’Iran per la Siria: “Useremo tutte le nostre possibilità per aiutare il popolo siriano – ha continuato Maaz al-Khatib – in modo che possano decidere del proprio futuro, non appena possibile, in un ambiente adeguato per porre fine ai conflitti”.

Una visione comune dell’Iran per la necessità di trovare una soluzione politica alla crisi è anche quella del rappresentante permanente dell’Iran, Seyed Mohammad Reza Sajjadi, che all’Ufficio europeo delle Nazioni Unite a Ginevra ha ribadito: “La Repubblica islamica dell’Iran è d’accordo con la commissione d’inchiesta che l’opzione militare non è l’unica soluzione alla crisi in Siria”.

L’Iran ha messo quindi in evidenza la necessità di una piena cessazione delle ostilità e della violenza, che ha condotto ad una palese violazione dei diritti umani e crimini contro l’umanità.

Il Governo siriano dal marzo del 2011 è sottoposto ad una vera e propria aggressione militare, che ha provocato la morte di migliaia di persone tra civili e militari. Damasco accusa apertamente diversi Paesi stranieri tra cui Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Stati Uniti e Israele, di sostenere e finanziare i gruppi di mercenari “ribelli”.

Questi ultimi infatti, dopo l’iniziativa di riforme attuate ad Ottobre dal governo Assad per stabilire la calma all’interno del Paese arabo, hanno trascinato la Siria nel caos con tutti i mezzi possibili, suscitando l’apprezzamento mondiale per una possibile eliminazione dell’attuale governo. E’ chiaro quindi che la Siria sembra essere oggi una piccola calamita che attrae giganteschi interessi geopolitici.

di Redazione

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