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Libia, motovedette italiane utilizzate per la guerra

In Libia la situazione va sempre a peggiorare anche se i media italiani hanno abbandonato le notizie provenienti da Tripoli per dedicarsi alle beghe adolescenziali dei due capi di governo Di Maio e Salvini, che come due innamorati sul punto di interrompere il loro rapporto se ne dicono, a distanza, di tutti colori.

motovedette-libicheEppure a non molti chilometri da Roma la situazione rimane incandescente, in quella Libia ormai devastata dalle guerre interne tra i due governi, e la popolazione che si sta ammassando sulle spiagge per cercare di fuggire dal disastro in corso. L’Italia, essendo terra di confine, dovrebbe avere un certo interesse affinché la situazione si stabilizzi anche se, oltre alle dichiarazioni di facciata, il governo italiano non ha intenzione di sbilanciarsi.

Una situazione incandescente come aveva dichiarato l’Organizzazione marittima internazionale che aveva espresso preoccupazione per la situazione in Libia, visto che Tripoli ha interrotto le operazioni nell’area di ricerca e soccorso paventando il rischio di una violazione dell’embargo Onu sulle armi da guerra, dato che le motovedette fornite dall’Italia sono state modificate dai miliari di Tripoli e utilizzate nel conflitto in corso. Le navi di produzione italiana avrebbero dovuto essere usate solo per il pattugliamento marittimo e non per operazioni militari.

La prosecuzione del conflitto potrebbe distogliere la Guardia costiera libica, spiega un portavoce del ministero delle Infrastrutture, dalle attività di pattugliamento e intervento nella loro area Sar, per orientarsi su un altro genere di operazioni. A cosa si riferiscano lo spiegano proprio i post pubblicati in rete attraverso profili vicini all’esercito del presidente Serraj: militari in tenuta da combattimento sul ponte delle navi che mostrano mitragliatori fissati sulle torrette. In passato i guardacoste libici avevano usato sistemi analoghi, il 26 maggio 2017 addirittura sparando «per errore» contro una motovedetta italiana. Subito dopo i cannoncini furono rimossi e mai più visti a bordo, dove di tanto in tanto apparivano militari con mitragliatori a spalla.

“Non abbiamo notizie ufficiali circa una riduzione delle capacità Sar della Guardia costiera libica”, spiegano dal ministero guidato da Danilo Toninelli dopo avere approfondito la questione anche con il Coordinamento delle operazioni di ricerca e soccorso (Mrcc) di Roma. La Libia, dunque, non ha ufficializzato all’Italia alcun abbandono della propria Sar. Ma non avrebbero potuto fare diversamente visto che avrebbe comportato l’immediata cancellazione della registrazione della competenza libica costringendo l’Italia e l’Europa a decidere se ricoprire o meno quel tratto di Mediterraneo oppure se abbandonare nel nulla i migranti che continuano inevitabilmente a partire.

di Sebastiano Lo Monaco

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