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Libano: tra minacce e terrore, si attende solo la resa dei conti

di Giovanni Sorbello

Malgrado il massiccio dispiegamento di forze militari libanesi nella città settentrionale di Tripoli, gli scontri armati tra milizie salafite e cittadini alawiti simpatizzanti di Hezbollah continuano senza sosta. Nella giornata di ieri gli scontri sono riesplosi con forza, provocando la morte di una persona e il ferimento di altre 15.

Gli ultimi combattimenti hanno visto coinvolte due famiglie rivali, il clan salafita dei Heijar contro la famiglia Nashar fedele ad Hezbollah; gli scontri che si sono verificati nella zona di Old Souk, hanno avuto inizio ieri sera e si sono conclusi solo all’alba di oggi. L’esercito è intervenuto sul posto ma i blindati non sono riusciti ad entrare nella zona a causa dei vicoli stratti.

Durante la notte si sono registrati scontri armati anche tra il quartiere sunnita di Bab al-Tabbaneh e quello alawita di Jabal Mohsen, che hanno provocato il ferimento di cinque persone, tra cui due militari libanesi. Nell’ultima settimana gli scontri hanno causato sei vittime e 52 feriti.

Sempre nella giornata di ieri miliziani salafiti per vendicarsi del sequestro da parte dell’esercito libanese di un gran quantitativo di armi in loro possesso, hanno rastrellato i negozi costringendo i proprietari a chiudere provocando il panico tra i residenti, ed hanno bloccato le strade in tutta Tripoli con copertoni in fiamme.

Da settimane ormai Tripoli è una città fantasma, in giro si vedono solo i blindati dell’esercito e uomini armati; la gente è stanca di vivere nella paura e senza una reale prospettiva di normalità. Da tempo i politici annunciano e promettono misure drastiche contro i miliziani, ma alla fine non cambia nulla. Purtroppo c’è una forte responsabilità da parte di una certa parte politica libanese, complice di quelle fazioni salafite che stanno seminando il terrore.

Il conflitto in Siria coinvolge sempre di più il Libano, anche le ultime dichiarazioni dei leader “ribelli” non lasciano nessun dubbio: “I nostri combattenti sono pronti a lanciare la battaglia in Libano contro Hezbollah”, ha dichiarato mercoledì scorso Salim Idriss, il comandante militare dei “ribelli”. Mentre la paura di una nuova guerra civile serpeggia tra i libanesi, tutti gli attori in campo sembrano attendere solo il via.

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