CronacaPrimo Piano

Guerra di Salvini contro negozi etnici, ma non contro Mc Donald’s

Nel Decreto Sicurezza pensato da Matteo Salvini vi è l’ennesimo annuncio a costo zero che dichiara guerra al solito nemico immaginario; questa volta a farne le spese sono i negozi etnici che secondo le indicazioni del ministro dell’Interno avranno l’obbligo di chiusura alle 21 onde evitare che si creino assembramenti criminali all’interno o all’esterno.

SalviniSembrano le farneticazioni di una mente delirante ma niente di tutto ciò è inventato; quanto detto sopra si trova scritto in un documento ufficiale dello Stato italiano nell’anno 2018. Mettendo in disparte il delirio che ha partorito il ministro, c’è da chiedersi perché mai tale indicazione debba valere solo per i negozi etnici e non per quei discutibili fast food alla Mc Donald’s che stanno rovinando intere generazioni. Ma guai a toccare le Corporations made in Usa.

Comunque, le sparate salviniane funzionano e fanno presa sulla popolazione italiana o su buona parte di essa che si trova a proprio agio nell’applaudire le imprese del ministro; quanto poi questo possa servire per risolvere i problemi di una nazione allo stremo è difficile farlo capire alla gente che applaude entusiasta.

Tornando al Decreto Sicurezza e alla chiusura obbligatoria dei negozi etnici, se l’intento è quello di combattere delle fantomatiche aggregazioni criminali o delle fantomatiche violenze che si possano verificare nelle vicinanze di questi negozi resta da capire come mai un giro di vite non sia stato compiuto nei confronti delle discoteche che in quanto a risse e assembramenti rumorosi hanno molto da insegnare, eppure niente di tutto ciò è accaduto. L’obiettivo è criminalizzare l’operato di chi si trova a gestire un negozio etnico (quindi straniero); altra domanda che ci si dovrebbe porre è come e quando si definisce un negozio “etnico”?

A pagarne il prezzo altissimo sono imprenditori stranieri, onesti, che pagano affitti, licenze e tasse come fanno i tanti osannati autoctoni che devono subire le angherie di connazionali furbi e disonesti che fanno di tutti per farsi beffe delle regole.

Anche la Confesercenti si è dichiarata contraria all’iniziativa del ministro Salvini in quanto fare una norma che discrimina alcuni imprenditori è del tutto illegale; chi possiede un’attività ha degli obblighi da rispettare così come dei diritti della quale godere come quello di rimanere aperto e non si capisce, ancora una volta, perché quelli gestiti da stranieri debbano chiudere alle 21 mentre quelli autoctoni possano avere libertà di scelta. Diverso sarebbe il discorso per esercizi che nel centro storico delle città creino degrado e a questo punto il 90% delle botteghe che si trovano nel centro di Roma dovrebbero essere sbarrate. Siamo dinnanzi a qualcosa di difficile applicazione vista la difficoltà nel definire “etnico” un qualcosa; rimane la sparata del ministro leghista che ha già ottenuto quanto desiderato: far spaccare l’opinione pubblica che alle guerre tra poveri si schiera con grande entusiasmo.

di Sebastiano Lo Monaco

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