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Libano. Tensione ed inquietudine nel nord del Paese

Di Giovanni Sorbello

Torna la calma nel quartiere di Beddawi a Tripoli,  dopo giorni di scontri a fuoco tra cittadini e forze di sicurezza libanesi. Le violenze dei giorni scorsi hanno provocato la morte di tre persone, tra cui un ufficiale dell’esercito libanese, e decine di feriti. Gli scontri hanno avuto inizio quando l’esercito ha cercato di rimuovere con la forza le costruzioni non autorizzate di abitazioni, costruite dai residenti del villaggio di Wadi al-Nahleh.

Alcuni residenti di Beddawi, considerato il crescente numero di profughi siriani nel nord del Libano, hanno provato a speculare sulla tragedia dei profughi, iniziando la costruzione illegale di case da affittare.

Dopo gli scontri, i soldati libanesi si sono ritirati da Beddawi per evitare atti di ritorsione. In un comunicato, l’esercito ha negato di aver chiesto ai militari di non indossare le uniformi per evitare di essere presi di mira dai residenti locali.

Il presidente Michel Sleiman ha discusso la situazione della sicurezza nel Paese, soprattutto nel nord, nel corso di un incontro che ha presieduto con il ministro della Difesa Fayez Ghosn, il ministro dell’Interno Marwan Charbel e il comandante dell’esercito Gen. Jean Kahwagi. Sleiman ha chiesto misure severe per “preservare la sicurezza, la stabilità e il controllo lungo il confine”.

La delicata situazione della sicurezza lungo la frontiera è stata anche oggetto di un incontro tra Ghosn e Kahwagi presso il Ministero della Difesa. La scorsa settimana un comitato di controllo formato da parlamentari ha discusso delle violenze dei giorni scorsi, ed hanno sottolineato in un comunicato che la protezione è subordinata alla legge, esortando i residenti di Tripoli a collaborare con l’esercito per attuare la legge. Il comitato ha discusso anche le modalità per preservare la sicurezza di Tripoli, tra cui l’invio di nuove unità di polizia nella città.

Il Magg. Gen. in pensione Ashraf Rifi, l’ex capo della ISF, ha dichiarato che il problema della costruzione illegale a Beddawi non poteva essere affrontato con misure di sicurezza. “Quello che è successo è un risultato normale di tensioni sociali derivanti dal flusso di rifugiati siriani, che hanno bisogno di riparo e assistenza sanitaria, ha concluso Rifi.

La situazione nel nord del Libano resta comunque molto tesa, tra gli abitanti regna l’inquietudine di un nuovo e devastante conflitto, che possa trascinare il Paese nel baratro di una nuova guerra civile ordita dalle “solite” potenze straniere che da decenni provano, senza successo, a mettere le mani sul Libano.

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