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Libano, senza disarmo niente aiuti

Quella attuale è una delle fasi più pericolose che il Libano abbia vissuto negli ultimi decenni, dati i complotti orditi per colpire la sua sicurezza, le sue infrastrutture politiche e sociali con il pretesto del “disarmo” e del “rafforzamento della sovranità statale”.

A tal proposito, analizziamo un articolo pubblicato dal Washington Institute for Near East Policy, uno dei più importanti organi di pressione intellettuale e politica esercitati dal nemico. Rappresenta un chiaro esempio del pensiero aggressivo che guida le politiche occidentali nei confronti del Libano, soprattutto dopo la recente guerra. L’articolo cerca di delineare una tabella di marcia graduale che inizia con il disarmo delle fazioni palestinesi all’interno dei campi e termina con la sottomissione di Hezbollah e la sua privazione del potere militare e politico. Egli collega quindi la presenza di armi palestinesi in Libano alla continua “egemonia” di Hezbollah, sostenendo che qualsiasi smantellamento del sistema di armi deve includere entrambe le parti.

L’articolo riflette anche chiare pressioni politiche esterne, in quanto subordina la fornitura di aiuti finanziari e di soccorso al Libano all’attuazione di questo piano. Sostiene inoltre che rinviare la risoluzione di questo problema potrebbe portare alla perdita dell’opportunità di “ricostruire lo Stato” prima delle imminenti elezioni parlamentari. In questo contesto, e con l’obiettivo di comprendere il nemico e monitorarne i percorsi e i piani, presentiamo questo articolo come un testo che esprime una mentalità ostile che deve essere compresa attentamente per rafforzare il fronte interno e smascherare gli strumenti di guerra che prendono di mira il Libano e la sua Resistenza.

Libano e il cappio americano

La scorsa settimana, il Consiglio supremo di difesa di Beirut ha messo in guardia Hamas e altre fazioni armate palestinesi dal prendere parte in Libano ad attività che potrebbero minacciare la sicurezza del Paese. Questo avvertimento è stato lanciato in seguito a un incontro tra i membri del consiglio e il presidente Joseph Aoun, dedicato alla discussione della questione del disarmo completo nei campi palestinesi.

In seguito ai colloqui tra Aoun e il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas a Beirut, i due leader hanno rilasciato una dichiarazione congiunta annunciando la fine delle “armi al di fuori dell’autorità dello Stato libanese” e impegnandosi a far sì che i campi palestinesi non rimangano “un rifugio sicuro per gruppi estremisti”. Sebbene i recenti avvertimenti di Beirut siano stati severi, per ora restano solo dei semplici avvertimenti, poiché i funzionari devono ancora elaborare un piano chiaro o un calendario effettivo per il processo di disarmo.

Disarmare le varie fazioni nei sedici campi palestinesi sparsi in tutto il Libano è un compito complesso, che va oltre le limitate capacità delle forze di sicurezza libanesi. In base all’accordo del Cairo, firmato da Beirut e Yasser Arafat nel 1969 sotto l’egida egiziana, l’autorità di sicurezza all’interno dei campi fu trasferita dai servizi di sicurezza libanesi alle unità di “lotta armata” dell’Olp, che all’epoca costituivano una sorta di forza di polizia locale. Da allora, le forze di sicurezza libanesi non sono più entrate nei campi.

Come portare a termine questo compito?

Considerati i profondi legami tra le fazioni palestinesi ed Hezbollah, è improbabile che il Libano riesca a disarmare una delle due parti senza l’altra. L’esercito libanese preferisce evitare scontri diretti per paura di scatenare un “conflitto civile” con le comunità palestinese e sciita del Paese.

In un’intervista alla televisione egiziana la scorsa settimana, il presidente Michel Aoun ha annunciato che stava scambiando messaggi con Hezbollah su questa questione, ma ha sottolineato che questo passo non dovrebbe essere attuato frettolosamente. Ha anche affermato che la risoluzione di alcune questioni libanesi potrebbe dipendere dall’esito dei negoziati tra Washington e l’Iran. L’amministrazione Trump deve chiarire a Beirut che queste due questioni non sono correlate. Indipendentemente dall’accordo che Washington raggiungerà con Teheran (se mai verrà raggiunto), ci si aspetta che il Libano rispetti l’accordo di cessate il fuoco con Israele e disarmi tutte le milizie.

L’amministrazione Trump dovrebbe esortare Beirut a dare seguito ai recenti avvertimenti, stabilendo un calendario per il disarmo e scadenze chiare entro cui le fazioni palestinesi e Hezbollah dovranno consegnare le loro armi. Le autorità libanesi dovranno probabilmente effettuare anche incursioni limitate in alcuni campi palestinesi più piccoli per dimostrare la loro serietà nell’attuazione di questa strategia, prima di passare ai campi più grandi nel sud, come Rashidieh e Ain al-Hilweh. Se Hezbollah continuerà a rifiutarsi di disarmarsi dopo aver ricevuto questi messaggi decisi, potrebbe rendersi necessario uno scontro più ampio. Naturalmente, il costo di uno scontro con le fazioni palestinesi e le forze di Hezbollah sarà elevato in termini di “vittime locali” e distruzione.

di Redazione

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