Libano, Resistenza distrugge i sogni israeliani
Dopo un mese dall’inizio dell’intensa aggressione israeliana contro il Libano, la leadership israeliana, guidata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, è ancora determinata ad andare avanti con la decisione di raggiungere l’obiettivo di guerra dichiarato, ovvero riportare i coloni israeliani nel nord della Palestina occupata. Netanyahu continua a ignorare il fallimento dell’esercito nel portare avanti le operazioni di terra, mentre l’aeronautica militare non è riuscita a raggiungere alcun obiettivo se non quello di massacrare civili disarmati e distruggere istericamente città e villaggi.
D’altro canto, la Resistenza Islamica registra ogni giorno progressi sul campo, come parte del piano per danneggiare il nemico, prendendo giornalmente di mira gli insediamenti israeliani fino a Tel Aviv. Oltre agli insediamenti del nord, che sono diventati un’area paralizzata a tutti i livelli, per non parlare dei fatti che dimostrano che sempre più coloni sono fuggiti verso sud. Netanyahu non ha presentato alcun piano reale al pubblico israeliano sul giorno dopo la guerra e su come far ritornare i coloni nei loro insediamenti. I sondaggi d’opinione confermano fermamente che la maggioranza degli israeliani non si sente al sicuro nell’entità.
Libano, risultati della Resistenza
Nel primo mese Hezbollah è riuscito a distruggere almeno 35 carri armati con missili guidati, ovvero il 5% del numero totale di carri armati Merkava in possesso di Israele. Decine i bulldozer e veicoli da trasporto truppe distrutti dalla Resistenza.
I combattenti di Hezbollah hanno finora dimostrato valore negli scontri di terra, nonostante la mobilitazione del nemico di cinque divisioni al confine (tra 50mila e 70mila soldati). Va notato che le Forze Al-Radwan sono coinvolte nella battaglia oltre alle unità geografiche nei villaggi, e ogni villaggio ha una formazione militare integrata che opera sotto il comando del suo asse geografico. Per quanto riguarda l’esercito israeliano, che dispone di vaste e terrificanti capacità militari, il suo obiettivo è smantellare le capacità militari e la struttura offensiva delle formazioni geografiche al confine e in profondità e, soprattutto, le Forze Al-Radwan.
La Resistenza ha gradualmente introdotto missili e droni specifici nelle sue operazioni per distruggere gli insediamenti del nord fino a Tel Aviv, causando danni materiali e umani, secondo l’ex comandante della difesa aerea, generale Ran Kochav, in un’intervista al Canale 12.
Dall’inizio di settembre, l’aggressione contro il Libano ha avuto anche effetti economici per 6,7 miliardi di dollari, mentre le spese per una giornata di combattimenti in Libano ammontano a circa 134 milioni di dollari e, secondo fonti israeliane, potrebbero aumentare presto.
Aspettative future
Alla luce del primo mese dall’inizio dell’aggressione, ci aspettiamo la continuazione del bombardamento missilistico sul nord della Palestina occupata ad un ritmo elevato, utilizzando droni e missili di precisione e pesanti, con particolare attenzione a colpire siti militari. La Resistenza Islamica completerà i suoi preparativi per respingere qualsiasi incursione terrestre israeliana nel territorio libanese e preparerà imboscate e linee di difesa.
Per quanto riguarda il livello politico, si tenta attraverso i negoziati di perpetuare l’aggressione israeliana e di accettare che il Libano diventi un’arena di operazioni per lungo tempo. Qui entra in discussione la bozza di una nuova risoluzione franco-americana denominata Risoluzione “1701” Plus”, che prevede nelle sue 14 clausole una soluzione diplomatica al conflitto in corso tra “Israele ed Hezbollah”.
Con l’intensificarsi dell’escalation in Libano, non si fermano le discussioni sulla risoluzione Onu 1701 emanata 18 anni fa, di cui gli Stati Uniti d’America avevano chiesto l’attuazione, ma l’entità israeliana non ha rispettato la risoluzione, ma ha piuttosto lavorato per anni per violarla attraverso tutti i mezzi militari e di sicurezza. Tuttavia, al momento, queste proposte rimangono premature o, come minimo, costituiscono l’inizio di soluzioni diplomatiche immature, e le parole stanno bruciando sul campo.
Infine, c’è una decisione ferma e inequivocabile da parte della leadership di Hezbollah di attuare tutte le promesse fatte dal martire Sayyed Hassan Nasrallah, che alla fine porterà alla vittoria completa.
di Redazione