Medio Oriente

Libano e l’eterno vuoto politico

Il Libano continua a vivere nel perenne limbo del vuoto politico. Da settimane si attendono le nomine finali dei vari blocchi per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Proviamo ad analizzare le varie posizioni dei leader e movimenti politici libanesi.

Sleiman Franjiyeh

Il capo del movimento Marada, Sleiman Franjieh, tra i candidati alla presidenza della Repubblica, ha chiesto di discutere tutte le candidature in un dialogo nazionale, senza precondizioni da nessuna parte. “Non mi impongo a nessuno. Quando un candidato nazionale è d’accordo e c’è un consenso nazionale su di lui, allora non ci sono problemi per me”, ha affermato durante le celebrazioni per il massacro di Ehden.

Rivolgendosi al capo del Partito delle Forze libanesi, Samir Geagea, ha dichiarato: “Chiedo a Geagea, sei contro il candidato dell’opposizione ed è un tuo diritto, ma in precedenza ti sei alleato con il candidato di Hezbollah”.

Franjieh ha affermato di avere una visione chiara per tutte le questioni costituzionali, economiche e di altro tipo a livello nazionale, sottolineando di essere impegnato nelle riforme, nell’Accordo di Taif e nella centralizzazione amministrativa al suo interno. “Il presidente è colui che prende una posizione durante il suo mandato e non dopo”, giurando di essere un presidente per tutti i libanesi e non per una fazione specifica.

Hezbollah

Il vice capo di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, ha ribadito che il blocco parlamentare Lealtà alla Resistenza parteciperà alla sessione di mercoledì e voterà per Franjiyeh, aggiungendo che la sessione non dovrebbe portare all’elezione di un nuovo presidente in conformità con le condizioni attuali.

Lo sceicco Qassem ha sottolineato che una parte politica rifiuta Franjiyeh perché non obbedisce agli ordini degli Stati Uniti, né è coinvolto in omicidi in Libano, né pugnala alle spalle la Resistenza e i suoi martiri. Sua eminenza ha sottolineato che le elezioni presidenziali mirano a raggiungere la salvezza, non a sfidare gli avversari politici.

Michel Aoun

L’ex presidente libanese, il generale Michel Aoun, lunedì ha dichiarato tramite il suo account Twitter: “Il nostro sistema è democratico e la nostra costituzione garantisce la libertà di opinione. Di conseguenza, ogni partito politico ha il diritto di scegliere un candidato presidenziale senza essere accusato di tradimento e minacciato (…). Il rispetto degli altri e dei loro diritti è alla base dell’unità nazionale e della convivenza, e chi vuole preservare la patria deve rispettare questi principi”.

Faisal Karami

Da parte sua, il deputato Faisal Karami ha confermato che il blocco del consenso nazionale voterà per Franjiyeh, sottolineando che quest’ultimo è in grado di affrontare le grandi questioni, compreso il ritorno dei profughi siriani in Patria.

Quali scenari per il Libano

Secondo fonti ben informate, i blocchi che sostengono Jihad Azour non sono riusciti ad assicurarsi i 65 voti necessari al candidato per vincere al secondo turno delle elezioni presidenziali. Le fonti hanno aggiunto che la sessione assisterà a uno dei due scenari: mancanza del quorum nel primo turno o perdita del quorum nel secondo.

Pertanto, le fonti concludono che la sessione non porterà alla vittoria di alcun candidato, ma sarà piuttosto una manovra politica durante la quale ogni candidato determinerà il numero di voti che ha ottenuto finora. Usa e Israele ringraziano.

di Redazione

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