Libano: Israele nega la responsabilità di “disastro ambientale” durante la guerra del 2006
Il regime israeliano ha respinto la risoluzione Onu che impone a Tel Aviv di risarcire il Libano per “disastro ambientale” provocato dai raids aerei durante la guerra del 2006. Venerdì 19 dicembre, la delegazione israeliana alle Nazioni Unite ha commentato in modo sprezzante la decisione dell’Onu, definendola come frutto di mescolanza di “storia alternativa, manipolazione e politicizzazione di interessi”. Eppure l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso che Israele debba risarcire Beirut per più di 850 milioni di dollari di danni ambientali.
La distruzione dei serbatoi di stoccaggio del petrolio ha provocato un disastro ambientale di proporzioni gigantesche, che ha interessato l’intera costa libanese e ha addirittura raggiunto la costa siriana. Dell’intera assemblea, 170 Paesi si sono espressi a favore della risoluzione, sei Paesi si sono detti contrari (tra questi, ovviamente, Stati Uniti, Canada, Australia, Micronesia e Isole Marshall) e tre Stati si sono astenuti. Purtroppo, le risoluzioni Onu non sono vincolanti e c’è il concreto rischio che il regime di Tel Aviv non sia costretto a rispondere della scelleratezza della sua politica, come è sistematicamente avvenuto in passato.
Tel Aviv ha lanciato due offensive in Libano, nel 2000 e nel 2006. Nel 2000 l’offensiva si concluse con la ritirata di Israele in accordo con la Risoluzione 425 del 1978 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nella guerra dei 33 giorni del 2006, circa 1.200 libanesi morirono, la maggior parte dei quali civili. In entrambi i casi, il movimento di resistenza libanese Hezbollah è riuscito a difendersi, sconfiggendo l’esercito israeliano che ha dovuto ritirarsi senza aver raggiunto alcun obiettivo.