Libano. Cellule salafite infiltrate nei campi profughi palestinesi, pronte a scatenare il caos
Resta sempre alta la tensione all’interno dei campi profughi palestinesi in Libano. Dopo gli ultimi scontri armati il movimento di resistenza libanese Hezbollah ha rafforzato le misure di sicurezza nelle sue roccaforti, con l’istituzione di centri di controllo e posti di blocco in collaborazione con le forze di sicurezza libanesi, nel quadro del cosiddetto piano di sicurezza.
Il partito di Dio ha intensificato i suoi controlli soprattutto nelle zone circostanti il campo profughi palestinese di Burj el Barajneh, a Beirut sud.
Dall’inizio dello scoppio della crisi in Siria in questo campo si sono registrati ampi movimenti sospetti, tanto da rinominare il campo “Little Ein el-Hilweh”, un chiaro accostamento al famigerato e turbolento campo profughi di Sidone.
La tensione nel campo di Burj el Barajneh si è elevata nelle ultime due settimane in seguito allo scontro a fuoco con elementi di Hezbollah di servizio ad un posto di controllo all’ingresso del campo, che ha provocato la morte di un palestinese e il ferimento di diversi residenti del campo.
Fonti vicine ad Hezbollah dichiarano di aver ricevuto informazioni sulla presenza di cellule salafite all’interno del campo, impegnate ad organizzare piccoli gruppi armati. Una di queste cellule potrebbe essere direttamente legata agli attacchi con autobomba avvenuti mesi fa nella periferia meridionale di Beirut.
Secondo fonti ben informate sarebbero migliaia i miliziani armati infiltrati all’interno dei campi profughi palestinesi in Libano provenienti dalla Siria, pronti a scatenare un attacco contro la comunità sciita e il movimento di Hezbollah.
di Giovanni Sorbello