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Libano, Al-Aqsa Storm rimodella divisione settaria

Il 23 settembre è stato un giorno buio per il Libano, poiché Israele ha esteso la sua aggressione, provocando un esodo di massa dal Libano meridionale e dalla regione della Beka’a verso la capitale, Beirut, e i distretti settentrionali. 

La strada che collega il Libano meridionale alla capitale è divenuta una scena di inimmaginabile angoscia, poiché gli sfollati sono intrappolati in un soffocante ingorgo che si protrae. Sotto un caldo estremo e la stanchezza, le famiglie affrontano non solo stanchezza e sete, ma anche l’inquietante paura che le bombe israeliane prendano di mira i loro veicoli.

In tutto il Libano, le scuole pubbliche sono state trasformate in rifugi, con iniziative civili che sono nate in città da Saida e Beirut a Tripoli. Questa risposta umanitaria collettiva solleva la domanda: la profonda tensione tra Tripoli, a maggioranza sunnita, ed Hezbollah, nata da anni di conflitti settari e dalla guerra siriana, ha iniziato ad attenuarsi?

Libano, riavvicinamento sunniti-sciiti

Tripoli, ufficialmente “la città più povera del Mediterraneo” e da tempo roccaforte dell’opposizione sunnita a Hezbollah, è stata storicamente un punto focale per la divisione settaria. Nell’ultimo decennio, le ingerenze di potenze straniere hanno sfruttato queste divisioni, alimentando l’animosità tra la popolazione della città e la base di sostegno sciita di Hezbollah. 

Eppure, gli atti umanitari dei residenti di Tripoli, che hanno teso le mani per abbracciare le famiglie sfollate del sud, si sono distinti come simbolo di speranza e unità in mezzo allo spargimento di sangue. Questa solidarietà potrebbe segnalare un cambiamento nella rivalità di lunga data tra sunniti e sciiti in Libano?

Nella piazza Al-Nour di Tripoli, un grande striscione raffigurante il defunto capo del politburo di Hamas, Ismail Haniyeh, adorna la città insieme ai simboli del movimento di Resistenza palestinese e della fazione locale, il Gruppo Islamico. 

Al-Aqsa Storm: unire un popolo diviso

Sembra notevole che l’operazione Al-Aqsa Storm abbia creato un clima di riavvicinamento tra sunniti e sciiti del Libano dopo anni di rivalità, soprattutto con l’ingresso delle Al-Fajr Forces, ala armata del Gruppo Islamico, fianco a fianco con Hezbollah. 

Questa cooperazione ha posizionato il Gruppo islamico come un unico sostenitore sunnita della causa palestinese, con grande malcontento della tradizionale leadership sunnita del Libano, che ha forti legami con l’Arabia Saudita.

Fin dall’inizio del Grande Libano nel 1920, sunniti e sciiti hanno condiviso molte delle stesse istituzioni religiose e sociali. Le tensioni settarie sono aumentate e diminuite nel corso dei decenni, culminando con l’assassinio del Primo Ministro Rafik Hariri nel 2005. 

Tuttavia, nonostante l’occupazione della Palestina e l’aumento degli sforzi coloniali per dividere la regione in Stati più piccoli, le relazioni tra sunniti e sciiti rimasero in gran parte cooperative, in particolare durante l’era di Gamal Abdel Nasser, quando lo spirito del nazionalismo arabo e dell’unità era al suo apice. Questo periodo favorì un senso di scopo condiviso tra entrambe le comunità, spinto dalla lotta collettiva contro l’influenza straniera e dalla visione più ampia della solidarietà araba.

L’assassinio di Hariri, falsamente attribuito a Hezbollah e al successivo allineamento del movimento con il governo siriano, ha approfondito la divisione politica del Libano all’interno della comunità musulmana. La frattura è stata consolidata da potenze esterne: gli Stati del Golfo Persico hanno sostenuto l’alleanza sunnita del 14 marzo, mentre Siria e Iran hanno sostenuto il blocco sciita dell’8 marzo.

La lotta condivisa

La guerra civile siriana ha ulteriormente eroso ogni parvenza di unità, con i sunniti che in maggioranza hanno sostenuto i cosiddetti “ribelli”, mentre Hezbollah stava al fianco dell’esercito siriano. Le tensioni hanno raggiunto il culmine, lasciando la società libanese amaramente divisa lungo linee settarie. 

Oggi, lo stato di occupazione prende di mira sia i palestinesi che i libanesi, indipendentemente dalla religione o dalla setta, e questa minaccia comune ha favorito un clima di rara cooperazione tra sunniti e sciiti in Libano.

In quanto membro centrale dell’Asse della Resistenza, il sostegno dell’Iran alla Resistenza palestinese ha svolto un ruolo fondamentale nel rimodellare le relazioni sunnite-sciite in Libano.

L’ingresso di Hezbollah nella guerra di Gaza l’8 ottobre, insieme al Gruppo islamico sunnita, segna un allontanamento significativo dalle linee politiche tradizionalmente frammentate del Libano. Nei conflitti passati, il rapporto del Gruppo islamico con Hezbollah era teso nella migliore delle ipotesi. In questo scenario, l’esemplare sostegno dell’Iran alla Resistenza e alla causa palestinese in generale, ha contribuito a mediare una rara alleanza tra le fazioni, portandole a combattere fianco a fianco contro l’occupante israeliano.

di Redazione

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