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Concordia, una tragedia divenuta trionfo

di Redazione

Il viaggio della Costa Concordia è finito; dal pomeriggio di domenica si trova ormeggiata al molo del porto di Genova Voltri-Prà, dopo un viaggio di 180 miglia marine. Ora, assicurata a 13 doppie bitte, attende d’essere smantellata; un’operazione, gestita dalla società Saipem–S. Giorgio, che durerà almeno 22 mesi.

S’è trattato d’un successo tecnico indiscutibile, un’impresa mai tentata prima, risoltasi superando ogni intoppo, anche il temuto inquinamento; per questo ha attirato sulla banchina politici e personalità a iosa in cerca di passerella per l’occasione: Renzi (non poteva mancare), il Ministro dell’Ambiente Galletti, il Ministro della Difesa Pinotti e così via, come se nell’operazione avessero messo qualcosa.

Uno spettacolo stucchevole se si pensa ai 33 morti (32 passeggeri e un sub impegnato nei lavori), al miliardo e mezzo di costi, alle incredibili responsabilità di questo disastro assurdo che ci ha fatti arrossire dinanzi al mondo. D’accordo che, fatto il guaio, il Sistema Italia ha saputo metterci una pezza, ma tutte quelle cose non possono essere coperte dall’aver saputo spazzare via i cocci.

Le vittime, un comandante come quello Schettino e chi lo ha tenuto al comando, il sistema dei controlli sistematicamente violato con la più assoluta superficialità, i danni immensi per la comunità del Giglio, i costi enormi derivanti da un’azione strafottente quanto scellerata, devono rimanere ben fermi nella memoria, senza farsi sommergere dal chiacchiericcio auto assolutorio per la buona riuscita dell’operazione.

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