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L’Italia respinge la combattente Leila Khaled

Leila Khaled, la storica combattente palestinese, è stata bloccata ieri dagli agenti della Digos al suo arrivo all’aeroporto di Fiumicino di Roma. Le autorità di polizia hanno riferito che il visto d’ingresso in Italia della Khaled non era valido. La Khaled è stata fatta risalire sull’aereo che è ripartito dopo qualche ora alla volta di Amman, in Giordania. Inutili i tentativi fatti dall’ambasciatrice palestinese a Roma per trovare una soluzione.

Leila Khaled era stata invitata dalle organizzazioni palestinesi in Italia per tenere conferenze a Roma, Napoli e Milano, per celebrare il 50° anniversario della fondazione del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, l’organizzazione per la quale Leila aveva compiuto in passato due dirottamenti aerei per richiamare l’attenzione del mondo sulla tragedia del popolo palestinese.

Leila nacque ad Haifa il 9 aprile del 1944, la sua famiglia si stabilì a Tiro, nel sud del Libano, durante l’esodo palestinese. All’età di quindici anni Khaled divenne una delle prime aderenti dell’organizzazione del Movimento Nazionalista Arabo di George Habash. La sezione palestinese di questo movimento divenne nota come Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. La Khaled si iscrisse nel 1962 all’Università americana di Beirut, per poi trasferirsi in Kuwait dove lavorò per un periodo come insegnante. Attualmente vive ad Amman, in Giordania, dove è sposata con il medico Fayez Rashid da cui ha avuto due figli, Bader e Bashar.

Khaled divenne nota per la sua partecipazione al dirottamento del volo della Twa del 29 agosto 1969, prima donna in assoluto coinvolta in un’azione simile. Si ripeté l’anno dopo, partecipando ad uno dei quattro dirottamenti simultanei terminati a Dawson’s Field il 6 settembre 1970, tentando di sequestrare l’aereo della compagnia di bandiera israeliana El Al, uno degli avvenimenti che portò alla crisi in Giordania e alla fondazione del movimento Settembre Nero.

La discutibile e meschina presa di posizione dell’Italia di vietare l’ingresso a Leila Khaled, oltre che per la storica sudditanza nei confronti del regime israeliano, arriva dopo pesanti attacchi mediatici e forti pressioni giunte dalla lobby ebraica in Italia. Rinnoviamo il nostro sostegno e la nostra solidarietà alla combattente Leila Khaled e al popolo palestinese.

di Redazione

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