L’Egitto mette al bando l’ala armata di Hamas
Sono passati appena 40 giorni da quel mercoledì 17 dicembre quando la Corte Europea di Lussemburgo ha deciso di rimuovere Hamas dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche, dal momento che “il Tribunale ha constatato che gli atti impugnati non si basano su atti esaminati e confermati in decisioni delle autorità competenti, ma su accuse fattuali derivate dalla stampa e Internet”. Non la pensano così le autorità egiziane. Sabato 31 gennaio un tribunale egiziano ha bandito il braccio armato di Hamas definendolo ‘gruppo terroristico’. Hamas ha replicato che definire gruppo terroristico le Brigate Al-Qassam equivale a dare appoggio all’occupazione israeliana e che non vi è alcun motivo per cui l’ala armata di Hamas debba essere coinvolta negli ‘affari interni dell’Egitto’.
Dal luglio 2013, quando un golpe militare ha deposto Mohamed Morsi, primo presidente democraticamente eletto in Egitto, le autorità egiziane hanno accusato Hamas di essere coinvolto negli attacchi ai militari egiziani nella penisola del Sinai. Hamas ha sempre respinto queste accuse. Secondo quanto dichiarato ai media da un funzionario del tribunale egiziano, la condanna delle Brigate Al-Qassam è seguita alla denuncia di un avvocato che ha evidenziato il coinvolgimento dell’ala armata di Hamas in ‘operazioni terroristiche’ nel Sinai, accusandola anche di utilizzare le gallerie sotterranee lungo il confine tra Gaza e l’Egitto per il contrabbando di armi.
All’inizio di gennaio l’Egitto ha intensificato i lavori per l’ampliamento della ‘buffer-zone’ lungo il confine con la Striscia di Gaza. I lavori erano iniziati già a ottobre 2014, in seguito a un attentato suicida in cui erano rimasti uccisi 30 soldati egiziani. Le autorità de Il Cairo avevano dichiarato tre mesi di emergenza in alcune zone del nord del Sinai; nei giorni scorsi il decreto è stato prorogato di altri tre mesi. Giovedì 29 gennaio, un attentato rivendicato dai terroristi di “Ansar al-Beit Maqdis”, i “Partigiani di Gerusalemme”, gruppo egiziano affiliato allo Stato Islamico, ha provocato 27 morti e 62 feriti nel nord del Sinai e il giorno successivo un dipendente del ministero degli interni egiziano è stato ucciso nella sua abitazione.
I miliziani del Sinai hanno ucciso decine di militari egiziani dal luglio 2013, data della destituzione di Morsi e hanno giurato di vendicarsi della sanguinosa repressione messa in atto dall’attuale governo egiziano che ha ucciso più di 1400 sostenitori dell’ex presidente. L’Egitto accusa Hamas di sostenere il movimento dei Fratelli Musulmani, a cui il deposto leader appartiene, ha dichiarato fuori legge le operazioni di Hamas in territorio egiziano e ne ha ordinato il congelamento dei beni. Nonostante il progressivo inasprimento dei rapporti tra le autorità della Striscia di Gaza e l’attuale governo egiziano, l’Egitto continua a svolgere il ruolo di mediatore tra le delegazioni israeliana e palestinese, com’è avvenuto dopo l’ultima offensiva contro Gaza.