Leggi contro l’omofobia: il rischio di un nuovo maccartismo
In piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti furono interessati da un esteso fenomeno di caccia alle streghe determinato da un anticomunismo che in molti non esitano oggi a definire paranoico ed esageratamente repressivo. Il periodo – a cavallo tra gli anni Quaranta e i Cinquanta – fu chiamato maccartismo, dal nome di Joseph McCarthy, senatore repubblicano del Wisconsin dall’ostinata acredine verso falce e martello.
Che cosa c’entrano gli Stati Uniti e l’ottusa paranoia anticomunista che li caratterizzò in quegli anni cruciali con il mondo occidentale di oggi? C’entrano, eccome. E non per una recrudescenza delle ideologie del secolo scorso, bensì per l’attacco capillare cui è sottoposta la società da parte di gruppi intenti a promuovere e a diffondere l’orientamento omosessuale finanche ricorrendo alla censura della libertà d’espressione.
A sostenere questa tesi fu già nel gennaio 2011 Melanie Phillips, nota giornalista britannica che dalle pagine del Daily Mail passò in rassegna una serie di effetti inquietanti delle misure repressive di Londra nei confronti di chiunque possa apparire vagamente in odore di omofobia. «Se nonsi è attenti – avvertiva a fine articolo la Phillips – si rischia di far passare le persone omosessuali da vittime di pregiudizi in nuovi maccartisti della Gran Bretagna»(1).
Basta rivolgere attenzione a quanto continua ad avvenire oltremanica, per capire che l’appello della giornalista non è stato affatto raccolto dalle istituzioni del suo Paese. Dal 2011 ad oggi, al contrario, in nome della lotta all’omofobia, va registrato un incremento di casi di persecuzione poliziesca che potrebbero essere ascritti tra le pagine di un libro di George Orwell.
Un esempio su tutti. Ultimo in ordine di tempo, che dimostra come la solerzia gay-friendly della Gran Bretagna stia degenerando. A Londra, in uno dei suoi tanti giardini pubblici, è avvenuto un arresto sui generis. A finire con le manette ai polsi, un “predicatore di strada” americano, reo di aver commentato in pubblico un passo della Bibbia in cui si condanna l’immoralità sessuale. Tanto è bastato agli agenti di Scotland Yard per intervenire nei suoi confronti trattandolo alla mercé di un qualsiasi malvivente che affolla i parchi pubblici per ben altri scopi. Come lui, negli ultimi anni, molti altri insospettabili sono finiti nel tritacarne giudiziario generato dalla caccia all’omofobo in salsa britannica.
Questo clima non si respira solo in Gran Bretagna. Se si attraversa la Manica e si va in quella Francia patria del motto “Liberté, Égalité, Fraternité”, ci si accorge che la situazione non è poi molto dissimile. Anzi, per certi versi appare anche più sinistra. Desta impressione la mole di violenze poliziesche nei confronti di chi, negli ultimi mesi, ha protestato contro la “legge Taubira”, che approva in Francia i matrimoni e le adozioni per coppie gay. È uscito in questi giorni un libro, il cui titolo è «La répression pour tous?» (La repressione per tutti?), che elenca i tanti episodi repressivi di tal risma. Si va dal padre di famiglia arrestato poiché indossava una felpa con il logo della «Manif pour tous» – il circuito che raccoglie gli oppositori della “legge Taubira” – alla ragazza disabile presa a manganellate perché presso una stazione dei treni ha osato accogliere un ministro con una bandiera inneggiante la famiglia tradizionale.
Episodi che altro non sono che il frutto di una legge francese del 2004, che permette alla polizia di intervenire duramente contro chi promuove la discriminazione razziale o fondata sul genere sessuale(2). È così che la Francia che tollera e coccola le rabbiose Femen, tanto da dedicare alla sua leader un francobollo(3), reprime i propri cittadini che esprimono pacificamente un pensiero.
In questi giorni di mezza estate, le cronache parlamentari testimoniano che anche l’Italia sta muovendo passi importanti lungo questo crinale anti-libertario. Presto, ossia il prossimo 26 luglio, dovrebbe passare all’esame da parte della Camera una proposta di legge, scritta da Scalfarotto (Pd) e Leone (Pdl), tesa a contrastare «omofobia e transfobia». Le parole di Mauro Ronco, professore ordinario di Diritto Penale nell’Università di Padova, non lasciano adito a dubbi circa i rischi che una simile legge prelude. «Una norma così concepita – avverte Ronco – costituisce una inammissibile violazione del principio della libera manifestazione del pensiero, tutelato dall’art. 21 della Costituzione». Poiché, spiega il professore, «potrebbero essere sottoposti a processo, in quanto incitanti a commettere atti di discriminazione per motivi di identità sessuale, tutti coloro che sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay e, ancor più, tutti coloro che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali»(4).
Non c’è che dire, si tratta proprio di una legge che consentirebbe all’Italia di stare – come invocano in molti – “al passo con l’Europa”. Già, dell’Europa dell’omologazione al pensiero relativista e della repressione delle idee non allineate. E quest’ultimo aspetto la fa tanto assomigliare agli Stati Uniti paranoici e anti-libertari di quasi un secolo fa. Quando c’era Joseph McCarthy.
(2) http://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do?cidTexte=JORFTEXT000000423967
(4) http://www.lanuovabq.it/it/articoli-legge-contro-lomofobia–una-violazione-della-libert-6835.htm