Le mani degli Usa su oltre 50 Paesi
Sono 54 i Paesi della terra che gli Usa sono legalmente tenuti a proteggere e difendere nel caso che questi entrino in conflitto. La legalità nasce dai trattati stipulati nel secolo scorso, quando dopo le atrocità di due guerre mondiali si pensò bene siglare una serie di trattati, che affermavano “il desiderio di vivere in pace con tutti i popoli e con tutti i governi, decisi a salvaguardare la libertà dei propri popoli, il proprio retaggio comune e la propria civiltà, fondati sui principi della democrazia, sulle libertà individuali e sul predominio del diritto”, così recita nella premessa uno dei trattati.
Nel centenario della prima guerra mondiale, mentre a vari livelli si preparano dispendiosi programmi organizzativi della celebrazione di quella che fu una vera e propria mattanza, crediamo opportuno elencare questi trattati, riferiti da John Glaser, editore di Antiwar.com e ricavati dai diversi Dipartimenti di Stato.
Trattato del Nord Atlantico:
Un trattato firmato 4 Aprile 1949, con il quale le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco contro tutti, e ciascuno di essi aiuterà l’attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata .
Parti: Stati Uniti, Albania, Belgio, Bulgaria, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica slovacca, Slovenia, Spagna, Turchia, Regno Unito.
Accordo tra Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda:
Un trattato firmato 1 settembre 1951, in cui ciascuna delle parti riconosce che un attacco armato nell’area del Pacifico su una qualsiasi delle parti sarebbe pericoloso per la propria pace e la sicurezza e dichiara che agirebbe contro il pericolo comune a norma dei suoi processi costituzionali.
Parti: Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda.
Trattato Delle Filippine (bilaterale)
Un trattato firmato 30 Agosto 1951, con il quale le parti riconoscono che un attacco armato nella zona del Pacifico su una delle due parti sarebbe pericoloso per la propria pace e la sicurezza e ciascuna parte conviene di agire per soddisfare i pericoli comuni a norma con i suoi processi costituzionali.
Parti: Stati Uniti, Filippine.
Trattato Sud-est Asiatico
Un trattato firmato 8 Settembre 1954, in base al quale ciascuna parte riconosce che l’aggressione per mezzo di un attacco armato nella zona contro una delle parti metterebbe in pericolo la sua pace e la sicurezza e ciascuno in quell’ evento vedrebbe il pericolo comune a norma con i suoi processi costituzionali.
Parti: Stati Uniti, Australia, Francia, Nuova Zelanda, Filippine, Thailandia e Regno Unito.
Trattato Giapponese (bilaterale)
Il trattato firmato 19 gennaio 1960, in base al quale ciascuna parte riconosce che un attacco armato contro una delle parti nei territori sotto l’amministrazione del Giappone sarebbe pericoloso per la propria pace e la sicurezza e dichiara che avrebbe agito per incontrare il pericolo comune a norma le sue disposizioni costituzionali e processi. Il trattato ha sostituito il trattato di sicurezza firmato 8 settembre 1951.
Parti: Stati Uniti, Giappone.
Trattato Repubblica di Corea (bilaterale)
Un trattato firmato 1 ottobre 1953, in cui ciascuna parte riconosce che un attacco armato nella zona del Pacifico su una delle due parti sarebbe pericoloso per la propria pace e la sicurezza, e che ciascuna parte agirebbe per incontrare il pericolo comune in conformità con i suoi processi costituzionale.
Part: Stati Uniti, Corea.
Trattato di Rio
Un trattato firmato il 2 Settembre 1947, che prevede che un attacco armato contro uno Stato americano è considerato come un attacco contro tutti gli Stati americani e ognuno si impegna per aiutare a soddisfare l’attacco.
Parti: Stati Uniti, Argentina, Bahamas, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Repubblica Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Trinidad e Tobago, Uruguay, Venezuela.
Questo elenco illustra abbastanza bene la vastità degli impegni degli Stati Uniti in tutto il mondo. Vale la pena ricordare, anche, come ha osservato Nima Shirazi, che non tutti gli Stati con cui Washington si impegna militarmente sono elencati qui (Israele è cospicua per la sua assenza). Quindi, gli impegni militari statunitensi vanno al di là anche di questo lungo elenco. Perché? I politici diranno che si tratta di difendere la libertà e la democrazia. Vecchie favole sulla sicurezza globale e sulla cooperazione internazionale. Più precisamente, questo aiuta a istituzionalizzare l’egemonia degli Stati Uniti (cioè, il potere senza rivali su tutti gli altri Stati del sistema).
E’ bene sapere che il danaro e le risorse dei contribuenti non solo statunitensi ma anche europei sono destinati “alla difesa di altri Paesi”. Questo illustra la convinzione diffusa a Washington che sono poche le macchie del pianeta che non sono di interesse vitale per gli Usa.